Il caso Siri continua a spaccare ulteriormente in due la maggioranza di governo. La Lega difende il suo sottosegretario (al ministero del Trasporti e delle Infrastrutture) indagato per corruzione, mentre gli alleati del Movimento 5 Stelle ne chiedono le dimissioni. Anche se negli ultimi giorni Di Maio e tutti i pentastellati d sembrano aver un po' allentato il pressing su Conte per chiederne il passo indietro.
La vicenda imbarazza l'esecutivo e la compagine del Carroccio che, comunque, difende a spada tratta il suo esponente, anche perché Matteo Salvini non vuole darla vinta al M5s.
L’ultimo big del partito a farsi scudo è Giancarlo Giorgetti, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, nonché uomo chiave di questo governo, che, come riportato dal Corriere della Sera, ha così commentato la vicenda: "Armando Siri resta al suo posto, lì, senza deleghe, al suo dicastero".
Dunque, Giorgetti ha aggiunto: "Non c'è nessuna melina. Nel contratto che abbiamo stabilito ci sono delle regole ed è chiaro che il rinvio a giudizio presuppone che ci sia una verifica preventiva che al momento nessuno conosce". E, infine, chiosa così: "È chiaro che se si fa politica si è, quasi quotidianamente, sotto l’attacco degli avversari politici e non solo. È una cosa da mettere in conto per chi fa politica".
Di Maio attacca
"Sulla questione morale non arretriamo: per noi del M5s le regole si rispettano comunque si chiami la persona coinvolta nelle
indagini, perciò applicheremo sempre lo stesso trattamento, sia se si tratti del M5s o di un alleato", parole del vicepremier Luigi Di Maio nel corso della presentazione del programma per le Europee del 2019.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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