È il momento della verità, il tempo di mettere nero su bianco i numeri della nuova Legge di Bilancio. E così Giancarlo Giorgetti, intervenendo alla «Festa dell'Ottimismo» del quotidiano Il Foglio, in corso a Palazzo Vecchio a Firenze, prima rassicura tutti sul fatto che non ci saranno nuove tasse. Poi spedisce un messaggio esplicito ai ministri del suo governo, invitando tutti i titolari dei dicasteri a procedere spontaneamente alla spending review, altrimenti toccherà a lui fare la parte del cattivo.
Si parte da una promessa: nella prossima manovra «sicuramente non ci saranno più tasse. Il taglio del cuneo fiscale che tutti sostenevano provvisorio diventerà strutturale. In questi giorni c'è stato uno stillicidio di interpretazioni, si tratta di aspettare fino a martedì e tutto sarà più chiaro», spiega alludendo al giorno in cui verrà inviato dal governo il documento di bilancio alla Commissione europea.
Si passa poi ad assegnare i compiti a casa ai colleghi dell'esecutivo, un invito ai ministeri a mettersi a dieta, per la salute stessa della macchina burocratica e del Paese. «Occorre fare sacrifici e rinunciare a qualche programma totalmente inutile. Ho sollecitato tutti i colleghi» ministri «a pensare a qualche taglio. Se non ci saranno proposte sarò io a fare la parte del cattivo. Faccio un esempio concreto: se una persona pesa 115 kg e il medico gli dice guarda che starai molto meglio se pesi 90, penso che la dieta non sia una cosa eccezionale», spiega. «Questo tipo di sacrificio lo faranno tanti ministeri, anche enti pubblici ed enti pubblici non economici. Tutta quella realtà che vive di contributo pubblico e che deve rendersi conto che ogni euro che spende è un euro che si toglie a un cittadino o un'impresa». Il difficile compito di custodire i conti pubblici è una responsabilità e un onere che vivono oggi tutti i suoi colleghi europei. «C'è un sindacato mondiale dei ministri dell'Economia. Perché tutti i colleghi che incontro vivono lo stesso dramma che vivo io quando si tratta di fare la legge di Bilancio: i ministeri di spesa vogliono spendere e il ministro del bilancio deve assicurare con responsabilità che ci siano equilibrio tra entrate e spese. Se l'impostazione culturale è, come è vero per questa maggioranza, che non si vogliono aumentare le tasse, e si vogliono ridurre, significa che bisogna ridurre le spese. Mi sembra una cosa banale, non serve un master a Yale. Occorre fare un'operazione seria, partire da ogni tipo di spesa e vedere se ha ancora senso. Magari nel 1974 si è cominciato quel programma e oggi non è più attuale, e allora va rimosso. Ci vuole pazienza e bisogna avere anche il coraggio di dire dei no».
Una capacità che il titolare di Via XX Settembre dovrà mettere in campo anche nei confronti di Matteo Salvini che, come ministro delle Infrastrutture, fa sapere durante l'assemblea di Anci Lombardia che «sta per cominciare la sessione di bilancio. Oggi incontro il ministro Giorgetti per difendere il mio budget». Il titolare dell'Economia ribadisce comunque che seguirà una precisa stella polare nel disegnare la Finanziaria.
«Quello da cui bisogna partire è che chi ha figli in età giovane o scolare sostiene sicuramente più spese di chi i figli non li ha. Queste spese meritano un trattamento migliore da un punto di vista fiscale. Spero che lanceremo un segnale in questo senso». Un incontro, tra i due, dove si ribadisce: stop a nuove tasse e tutela degli stipendi.
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