Giorgia: "Il G7 un successo". Poi accusa l'opposizione

La premier chiude il summit in Puglia: "Dimostrato di essere all'altezza". Stoccata alla sinistra che con le risse in Aula "non rispetta le istituzioni"

Giorgia: "Il G7 un successo". Poi  accusa l'opposizione
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Alterna l'italiano e l'inglese, con una facilità che fa a pugni con le nostre tradizioni. E parla a raffica davanti alla platea dei giornalisti che chiedono chiarimenti e provano a punzecchiarla. Giorgia Meloni chiude il G7 di Borgo Egnazia senza incertezze nelle risposte, ma i suoi occhi esprimono tutta la soddisfazione per i risultati ottenuti. Le lodi di Biden sulla posizione italiana rispetto all'Ucraina, il plauso unanime dei Grandi per la sessione dedicata ai flussi migratori, il Piano Mattei, contestato come un bluff a casa nostra, ma riconosciuto dalla comunità internazionale e messo in connessione con quello sponsorizzato da Washington. «Senza timore di smentita - attacca lei - di un successo si è trattato. L'Italia ha avuto puntati i fari del mondo e sono orgogliosa di come la nostra nazione sia riuscita ancora una volta a stupire e a tracciare la rotta». È andata bene, al di là di questa o quella polemica di giornata. E delle proteste dell'opposizione che lei stigmatizza con una punta polemica: «Invito le opposizioni - spiega a proposito delle risse scoppiate in Parlamento - a rispettare le istituzioni. E mi chiedo cosa abbiano cercato di ottenere dileggiando i membri del governo e cercando di occupare i banchi del governo». Insomma, tutta questa storia è stata amplificata a dismisura, secondo la premer, che nota la coincidenza con Il G7 e se la prende per la «mancanza di rispetto per l'Italia». Il tentativo di oscurare la riuscita dell'evento però è fallito. E dall'Italia si può alzare lo sguardo all'Europa. Anzi, visto anche il delicatissimo e complicato momento politico dentro la Ue, Giorgia Meloni alza l'asticella delle sue richieste: «All'Italia sia riconosciuto il ruolo che le spetta in termini di competenze quando si forma la Commissione e l'Europa comprenda il messaggio arrivato dai cittadini europei».

Insomma, Ursula von der Leyen non può reclamare a costo zero il sì del governo di Roma alla sua riconferma al vertice della Commissione. Di tutti i capi di governo, Meloni è l'unica ad aver vinto nelle urne e dunque può fissare alcuni paletti. Così quando parla di competenze si riferisce ad una casella di peso nel nuovo esecutivo di Bruxelles. E d'altra parte, il voto ha spostato più a destra gli equilibri del Palazzo, anche se molti osservatori immaginano un governo fotocopia del precedente. Al massimo con qualche allargamento o innesto. «Sarebbe una lettura un po' distorta dire che tutto è andato bene», sottolinea lei, «i cittadini europei chiedono pragmatismo e un approccio meno ideologico». Dunque, «occuparsi di grandi questioni e priorità di cui l'Ue finora si è occupata poco». Un occhio a Bruxelles, l'altro a Roma. Le domandano del corpo a corpo a Montecitorio e lei non si sottrae: «Ci sono esponenti della maggioranza che cadono nelle provocazioni. Provocazioni che cresceranno», ammonisce la premier cui però non sfugge la sovrapposizione fra le liti furibonde alla Camera e le passerelle dei potenti a Borgo Egnazia; Meloni allunga così una stoccata a centrosinistra e 5 Stelle: è stata «una mancanza di rispetto per l'Italia». Roma è stata al tavolo con i big e ha lavorato sui dossier più drammatici del mondo contemporaneo. A cominciare dalla guerra scatenata dalla Russia di Putin contro l'Ucraina. L'altra sera, il G7 ha proposto una suggestiva tregua olimpica: «La tregua è una proposta francese, secondo me una buona proposta». Ma la risposta di Mosca pare essere molto deludente: «Se la proposta di Putin è: siamo disposti a una trattava se l'Ucraina riconosce l'invasione dell'Ucraina, ancor di più se cede delle parti di regioni, non mi sembra efficace come proposta di negoziato. Mi pare più una proposta di propaganda».

Altri capitoli, come quello innovativo sui migranti e l'altro sull'Africa e il Piano Mattei, aprono scenari interessanti e nuove prospettive. Ma l'ultima parola riguarda, ahimè, l'ennesima querelle, questa volta sull'aborto: «Come già detto non intendo modificare la 194, ma applicarla in tutte le sue parti. Credo che la polemica sia stata costruita in modo artefatto.

Il governo - è la conclusione - non ha fatto nessun passo indietro su aborto, diritti Lgbt e compagnia cantante. Le aspettative di alcuni sono state deluse, ma probabilmente perché il racconto non corrisponde alla verità».

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