In Italia anche la matematica è un'opinione. Basta leggere la prima pagina di ieri del Fatto quotidiano diretto da Marco Travaglio: «Quota 500mila lontana, indietro sulla fascia 60-79» Figliuolo smentito: vaccini al ralenty. Intanto si scrive ralenti con la i, è il participio passato di ralentir «rallentare» in francese. Vabbè. Di fianco alla foto del generale Francesco Paolo Figliuolo si legge: «Il generale ne aveva promessi mezzo milione al giorno a metà aprile. Però martedì erano 376mila. E sugli under 80 siamo in fondo alle classifiche Ue». Ora, va bene prendersela con chi ha disgraziatamente preso il posto di un amico del Fatto come Domenico Arcuri, scelto da un altro amico del Fatto come l'ex premier Giuseppe Conte, ma quando in gioco ci sono i numeri la prudenza dovrebbe consigliare maggiore attenzione. «Alle 17.35 le vaccinazioni erano ferme a poco più di 160mila», scrive il quotidiano, «i numeri sono lontani dal target fissato». Invece Travaglio è stato smentito «di fatto» dai numeri: ieri mattina il primo dato recitava 497mila 993 dosi, rivisto al rialzo nel pomeriggio a 508.158 vaccinazioni. Ora, i giornalisti dei quotidiani sanno che il giornale in edicola ha una data di scadenza precisa, che al mattino ormai certe notizie del giorno prima puzzano di paleolitico.
Sbagliare una previsione è umano, perseverare nella difesa dell'indifendibile è diabolico. E nel maldestro tentativo di manipolare i numeri il Fatto si è incartato di brutto: «L'Italia appare indietro nel confronto con gli altri Paesi europei». Prima, «la Germania (oltre 26,6 milioni di inoculazioni) e la Francia che la segue a ruota (quasi 20,5 milioni). Mentre l'Italia è «al terzo posto». Indietro ma non indietrissimo. Per la copertura della fascia d'età 60-79 anni siamo «al quart'ultimo posto in Europa» con «solo il 22,5% delle persone che ha ricevuto almeno una dose», mentre molti altri sono sopra il 40%». Ma l'Italia non ha avuto i problemi con Astrazeneca, su cui il ministro della Salute Roberto Speranza è andato all-in, sbagliando. E non è colpa di Figliuolo se in Lombardia «l'adesione tra i 75 e i 79enni è inferiore al previsto per paura di Astrazeneca», come ha spiegato all'inizio di aprile il direttore generale al Welfare della Lombardia Giovanni Pavesi.
«Il mantenimento di quota 500mila adesso è più legato alla puntualità e alla consistenza delle consegne di vaccini», ha dichiarato il Commissario straordinario, e lo vedremo nei prossimi giorni. Del resto, lo ammette anche il Fatto, delle oltre 76 milioni di dosi, l'altroieri ne erano state consegnate qualcosa meno del 30%.
Insomma, siamo indietro o no? «Il ritmo è ancora insufficiente rispetto agli obiettivi fissati - scrive il quotidiano diretto da Travaglio - in fondo non molto è cambiato rispetto alla gestione del precedente commissario straordinario, Domenico Arcuri. Non fu un fallimento allora e non lo è adesso, come dimostrano ancora una volta i numeri».
Eh? Non è un fallimento? Perché Figliuolo non ha cambiato nulla rispetto ad Arcuri? O forse il generale ha sbagliato i calcoli? E la tanto insultata Lombardia? Che cosa si può
imputare al governatore leghista Attilio Fontana? «Con 115mila vaccinazioni, corre il rischio di rimanere a secco di scorte».Ma non era più importante arrivare a 500mila dosi al giorno? Al Fatto ogni tanto danno i numeri...
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