La giravolta di Ingroia: ora sfida i pm dell'antimafia

L'ex toga riciclatasi come avvocato difende un imprenditore accusato di affari con Cosa Nostra

La giravolta di Ingroia: ora sfida i pm dell'antimafia

La metamorfosi è compiuta. L'icona della magistratura antimafia diventa difensore degli imprenditori collusi con Cosa nostra. Una conversione spettacolare, quella compiuta da Antonio Ingroia. Lui, lui che aveva dato per una vita la caccia ai patrimoni dei boss, lui che aveva inseguito Marcello Dell'Utri e messo il naso nelle trame originali del Cavaliere, immaginando chissà quale peccato, ora è il difensore di Benedetto Bacchi, 42 anni, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Non basta, perchè Bacchi, arrestato giovedì nell'ambito dell'operazione Game over, è sotto i riflettori della procura di Palermo, un tempo il sancta sanctorum dell'avocato Ingroia che, nel suo girovagare inquieto e inesauribile da una professione all'altra, ricorda in modo impressionante tale Antonio Di Pietro. Sì, proprio l'ex per eccellenza che l'ha preceduto nella gloria e poi, se non è finito nella polvere si è però incartato in relazioni, incarichi, sfide non sempre all'altezza. C'è stato un Di Pietro maiuscolo, quello dell'epopea di Mani pulite, e poi tanti Di Pietro sempre più piccoli: il fondatore dell'Italia dei valori, il ministro, l'avvocato, persino il presidente della Pedemontana, l'autostrada che c'è e non c'è.

Anche di Ingroia si sono persi i passaggi. Era considerato, forse più dai giornali che dai colleghi, il pm di punta della procura che con Caselli aveva sferzato le alte sfere della politica, l'allievo prediletto di Paolo Borsellino che avrebbe continuato le investigazioni nella mitica zona grigia, al crocevia degli immancabili poteri forti. È stato proprio Ingroia a suo tempo a imbastire l'indagine sulla trattativa fra Stato e Cosa nostra, lo stesso procedimento, ora nelle fasi conclusive, gestito fra gli altri pm da quel Roberto Tartaglia che è anche il motore di Game over. E cosi l'ubiquo Ingroia ha battuto un altro record: dopo aver scaricato il lascito di Caselli, è passato a combattere in aula contro i pm che hanno raccolto la sua eredità.

Intanto ha fatto di tutto. Capo di una commissione internazionale dell'Onu contro il crimine in Guatemala; poi fondatore di Rivoluzione civile, anche se il sogno di Palazzo Chigi è durato giusto il tempo di un tonfo elettorale. Ancora si è speso come amministratore unico di Sicilia e-Servizi, la società di informatica della Regione Sicilia. E in quella veste si è immerso pure lui nel più scomodo e imbarazzante dei fonti battesimali: quello di indagato, al centro di una trama di sospetti. Una nemesi della storia per chi non si arrendeva davanti alle zone d'ombra e su quei chiaroscuri costruiva ragionamenti, ipotizzava connivenze, pronunciava requisitorie. Non è finita.

Dopo essersi messo al servizio dell'altrettanto volatile governatore Rosario Crocetta, e dopo il passaggio come una meteora nella carica di commissario della provincia di Trapani, eccolo ora su un nuovo, inedito fronte. Il pm intransigente difende l'imprenditore del gioco d'azzardo che avrebbe piazzato slot machine in combutta con Cosa nostra, cui avrebbe garantito un sontuoso pizzo. Chissà chi sarà il prossimo cliente.

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