Il giudice va a Trento e lascia 1.515 fascicoli

Il pm Fraioli è stato trasferito a gennaio e i residui saranno suddivisi tra i colleghi. Ed è emergenza

Il giudice va a Trento e lascia 1.515 fascicoli
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Da diverso tempo in procura a Milano, come ha ricordato il presidente della corte d'Appello Giuseppe Ondei all'ultima inaugurazione dell'anno giudiziario, si scontano gravi «carenze d'organico» che rischiano di ingolfare il lavoro della giustizia. E non è raro per questo sentire più di una lamentela, in tono a tratti dimesso, a tratti incendiario, quasi sempre contrariato, tra i corridoi del quarto piano e non solo.

Ai già notori malumori, si è aggiunta, nelle ultime settimane, l'ennesima tegola che dovrà gestire il procuratore Marcello Viola (nel tondo) da meno di due anni a capo dell'ufficio milanese, e già alle prese con un lavoro di riorganizzazione necessario per stare al passo con i tempi, comprese le sfide della criminalità comune. Lo stesso procuratore capo aveva segnalato a mezzo stampa le gravi lacune nel personale: manca, secondo i suoi calcoli, il 23 per cento dei magistrati, a cui si aggiunge il «dramma» della carenza di personale amministrativo, necessario a un corretto funzionamento della macchina giudiziaria.

L'ultima eredità bollente riguarda la riassegnazione di 2495 fascicoli del pubblico ministero Andrea Fraioli, in forze, fino al 31 gennaio di quest'anno, al settimo dipartimento della procura specializzato in criminalità organizzata comune.

Il Csm ha di recente disposto per lui il trasferimento, da via Freguglia alla corte d'appello di Trento, dove è andato a ricoprire il ruolo di sostituto procuratore generale. Dovranno quindi essere distribuiti tra i colleghi dell'ufficio milanese i residui del suo lavoro mai portato a termine: 1515 fascicoli in materia cosiddetta «ordinaria», di cui 821 nei confronti di soggetti noti. Di questi, ben 116 sono procedimenti nei confronti dei quali risulta emesso un avviso di conclusione delle indagini preliminari. Si tratta, lo ricordiamo qui, di un atto che viene notificato all'indagato a conclusione dell'inchiesta svolta a suo conto, in modo che possa difendersi con memorie, documenti o chiedere di essere sentito. Ed è anche un atto che, generalmente, è propedeutico alla richiesta di rinvio a giudizio. Solo 28 di questo migliaio e mezzo di procedimenti, sono invece a modello 45, cioè senza ipotesi di reato, né indagati.

C'è di più. Oltre a questi 1515 fascicoli di materia ordinaria, ne risultano pendenti altri 980 proprio in materia specializzata, che verranno distribuiti tra i colleghi del settimo dipartimento guidato dall'aggiunta Laura Pedio e che a breve lascerà l'incarico per trasferirsi alla guida della procura di Lodi. Di questi, 554 sono a carico di noti e 425 a carico di ignoti. Andando nel merito della questione, parliamo anche di un fascicolo risalente al 2014 a carico di noti, per sfruttamento della prostituzione con violenze e minacce. Un reato grave, punito fino a sei anni di reclusione. E che rischia di essere destinato all'archiviazione, viste le evidenti difficoltà a ritracciare, dopo un decennio, gli autori. Oltre che a portare avanti le indagini, in vista di un eventuale processo.

La grossa mole di faldoni (i 554 a carico di noti «in via prioritaria») verrà quindi catapultata, con grande scontento, tra i pubblici ministeri del settimo, ad eccezione dei pm Leonardo Lesti e Francesca Crupi, che invece si sono distinti, e lo ricordiamo a onor di cronaca, per laboriosità: entrambi devono infatti già gestire un «surplus» di 100 fascicoli

rispetto agli altri, e sono esclusi dalla riassegnazione delle vecchie inchieste di Fraioli. I magistrati dovranno valutare il singolo caso e decidere come proseguire nel lavoro lasciato a metà si fa per dire - dal collega.

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