"Giulio torturato fino a morire" Ma gli 007 egiziani sono salvi

Indagini chiuse per quattro agenti del Cairo: impossibile processarli. I genitori: "Il governo cosa fa per nostro figlio?"

"Giulio torturato fino a morire" Ma gli 007 egiziani sono salvi

Il cerchio si è chiuso sugli assassini e i torturatori di Giulio Regeni. La procura di Roma chiederà il rinvio a giudizio per tre ufficiali dei servizi di sicurezza e uno della polizia del Cairo, che secondo l'accusa hanno sequestrato e poi massacrato il ricercatore friulano. «Abbiamo acquisito elementi di prova univoci e significativi. Questo è un risultato estremamente importante e non scontato», ha dichiarato ieri il procuratore capo di Roma, Michele Prestipino, durante l'audizione davanti alla commissione d'inchiesta sulla tragica fine di Regeni. Il ragazzo di 28 anni incaricato dall'università di Cambridge di svolgere una ricerca al Cairo per il dottorato era stato trovato cadavere il 3 febbraio 2016, dopo essere sparito il 25 gennaio.

Le indagini sono chiuse e la procura vuole processare quattro ufficiali egiziani, anche se è praticamente impossibile che Il Cairo consegni a Roma il generale Sabir Tariq (1963), Ibrhaim Kamel Athar, colonnello (1968), il suo pari grado e coetaneo Helmy Uhsam e il maggiore Sharif Abdelal Maghdi (1984), in servizio presso la National security, che secondo l'accusa ha ucciso Regeni dopo giorni di torture. I reati contestati vanno dal sequestro di persona, al concorso in lesioni personali pluriaggravate fino all'omicidio. «Non credo che avvenga spesso che siano portati in giudizio, di fronte all'autorità giudiziaria di uno Stato, appartenenti a istituzioni pubbliche di un altro stato per un fatto commesso nel territorio di questo Stato», ha sottolineato il procuratore Prestipino. Il sostituto Sergio Colaiocco, titolare dell'inchiesta, pure presente all'audizione ha ricordato che «per motivi abietti e futili e abusando dei loro poteri, con crudeltà» Regeni subiva lesioni che «hanno comportato l'indebolimento e la perdita permanente di più organi». E alla fine il giovane ricercatore sarebbe stato ucciso dal maggiore Sharif che «abusando dei suoi poteri di pubblico ufficiale egiziano con sevizie e crudeltà, mediante una violenta azione contusiva, esercitata sui vari distretti corporei cranico-cervico-dorsali, cagionava imponenti lesioni di natura traumatica a Regeni da cui conseguiva una insufficienza respiratoria acuta di tipo centrale che lo portava alla morte».

La National security è una delle principali agenzie di sicurezza egiziane, che si occupa di controspionaggio, antiterrorismo e controllo interno. La parte letale delle torture è avvenuta nella sede dell'agenzia, dentro il compound del ministero dell'Interno. Un paio di chilometri in linea d'aria dall'ambasciata italiana, in una villetta utilizzata fin dai tempi di Nasser. Cinque testimoni incastrerebbero gli ufficiali accusati dell'omicidio Regeni. Colaiocco ha ricordato che «ci sono altri 13 soggetti nel circuito degli indagati ma la mancata risposta ai nostri quesiti da parte delle autorità egiziane ci ha impedito di proseguire negli accertamenti». Per l'omicidio di Giulio «si svolgerà un solo processo e si svolgerà in Italia», ha garantito il procuratore Prestipino. Il Cairo continua a sostenere il depistaggio di una banda di criminali che avrebbe rapito e ucciso Regeni. Il giornalista egiziano Mahdi El Nemr iscritto alla stampa estera a Roma è convinto che quella della procura di Roma sia «una ricostruzione fantasiosa e basata sul nulla». El Nemr spiega che «manca il movente» e punta il dito contro «l'atteggiamento pregiudiziale della magistratura italiana», che ha lasciato in secondo piano «il fascicolo inglese», ovvero le responsabilità dell'università di Cambridge che ha mandato Regeni allo sbaraglio. Dopo l'audizione dei magistrati i genitori di Regeni hanno ribadito che il governo dovrebbe richiamare l'ambasciatore dall'Egitto e fermare la vendita già pattuita di armi.

Per Paola Deffendi, madre di Giulio, «potrebbe anche essere utile chiedere ai politici, cosa state facendo? Cosa stanno facendo il presidente Conte o il ministro Di Maio per Giulio Regeni? Cosa fa il ministro degli Esteri nel tenere i rapporti con l'Egitto che sembra sempre di più un Paese amico?».

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