Giustizia, in Cdm lite sulla corruzione. Poi l'altolà di Draghi: dovete essere leali

Dopo giorni di trattative è scontro tra M5S, FI, e Iv. Il premier invita alla "responsabilità" e ottiene il via libera unanime alla riforma Cartabia. Forza Italia dura: sgradevole la zona Cesarini

Giustizia, in Cdm lite sulla corruzione. Poi l'altolà di Draghi: dovete essere leali

I l Consiglio dei ministri inizia che mancano una manciata di minuti alle sette di sera, con quasi due ore di ritardo sull'originario tabellino di marcia. Il premier Mario Draghi e il Guardasigilli Marta Cartabia, infatti, sono costretti ai tempi supplementari in una riunione fiume con i ministri del M5s che continuano a chiedere di ritoccare la riforma della giustizia. Nel mirino c'è soprattutto il delicatissimo tema della prescrizione, l'ultima bandiera identitaria che il Movimento delle origini non ha ancora completamente ammainato. La trattativa, in verità, va avanti da giorni, con il M5s spaccato a metà tra chi strizza ancora l'occhio al giustizialismo del «Vaffa day» e chi è invece propenso a trovare un compromesso. Tra i primi spiccano l'ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che non vuole vedere cancellata la sua riforma, e il capo delegazione grillino Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole. È lui, anche sulla spinta dei gruppi parlamentari, il più agguerrito nel chiedere che si rimetta mano alla prescrizione. Il pressing grillino è forte, anche perché nel Movimento il timore è che un passo indietro possa aprire un gigantesco fronte interno. In privato, per dire, Patuanelli non esita a disegnare scenari apocalittici nei quali Il Fatto quotidiano inizia a «sparare» a palle incatenate su quel che resta del M5s. Così, alla fine Draghi e Cartabia concedono qualcosa e si entra in Consiglio dei ministri con un accordo che prevede di inserire i reati contro la Pubblica amministrazione - come corruzione e concussione - tra quelli con i tempi di prescrizione allungati. Appena illustrate le modifiche, però, i ministri di Forza Italia e Italia viva non nascondono le loro perplessità. I primi chiedono una sospensione del Cdm per valutare il nuovo testo che non esitano a definire «insufficiente». E non ci sono solo i dubbi di natura costituzionale sulla differenziazione tra i reati, perché la questione è soprattutto politica. In buona parte, peraltro, condivisa dallo stesso Draghi, consapevole del fatto che per attirare investitori stranieri è anche sui reati contro la Pa che bisognerebbe agire. Al M5s, però, serve una bandierina per poter uscire dal Consiglio dei ministri senza essere sommerso dai fischi, perché è evidente a tutti che la riforma Cartabia azzera di fatto quella del suo predecessore Bonafede. «Non possiamo essere umiliati», è il senso del ragionamento di Patuanelli. Che, alla fine, il premier decide di raccogliere. Vengono dunque recepite le richieste del M5s sull'allungamento della prescrizione per concussione e corruzione. E la riforma del processo penale ottiene un via libera all'unanimità. Se ne fanno una ragione sia Forza Italia che Italia viva. D'altra parte, dopo tanto mediare, alla fine Draghi non lascia molti margini di manovra. Il premier ribadisce l'importanza della riforma della giustizia in chiave Recovery e ripete ancora una volta che «il via libera non può più aspettare». Si appella poi al «senso di responsabilità» dei ministri presenti e alla «lealtà delle forze politiche» che rappresentano in vista di quando la riforma arriverà in Parlamento. «Questa è una maggioranza eterogenea e servono compromessi, dovete essere compatti e responsabili», dice l'ex numero uno della Bce. Scontato che nessuno se la senta di dissentire in alcun modo. Anche se è del tutto evidente che restano distanze abissali su alcuni passaggi chiave della riforma. La prescrizione, certo. Ma anche l'abolizione del principio di inappellabilità da parte del pm in caso di assoluzione e l'indicazione da parte del Parlamento dei reati da perseguire in via prioritaria. Tutti punti su cui si aprirà lo scontro quando il testo arriverà alle Camere. «In Parlamento - spiega a sera Matteo Salvini - faremo il possibile per migliorare questa riforma».

Durissima, invece, Forza Italia. «In Cdm - filtra dai vertici azzurri - sono state cambiate le cose all'ultimo secondo e lo strumento della zona Cesarini non è affatto gradevole. È un danno di metodo e ora il Parlamento farà le sue modifiche».

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