«Dal momento in cui lo Stato espande la propria presenza in alcuni comparti come le reti ritengo del tutto ragionevole che in altri settori, dove la presenza dello Stato non è né necessaria né utile, lo Stato si ritiri». L'economista Nicola Rossi, membro dell'Istituto Bruno Leoni, sostiene che i servizi resi in alcuni ambiti portuali «rientrano benissimo all'interno di quest'ultima categoria, ma non solo».
A cosa si riferisce?
«Penso alla partecipazione dello Stato in Monte Paschi che avremmo dovuto restituire già da tempo al settore privato. Mi auguro che questo avvenga al più presto. Allo stesso modo si può accelerare l'uscita della presenza dello Stato in Ita, presenza che dovrebbe essere temporanea».
Torniamo ai porti. Non teme il rischio che vadano a finire ai nostri concorrenti come i francesi o i cinesi?
«Il rischio c'è certamente però bisogna distinguere tra gestori comunitari ed extracomunitari. Credo che, all'interno dell'Ue, sia molto difficile immaginare di porre degli ostacoli a gestori comunitari, ma non italiani. Nel caso di gestori non comunitari, però, capisco benissimo che sia necessaria una maggiore attenzione. Non credo che questo ponga delle condizioni su come si effettuano le privatizzazioni di quei servizi e sulle clausole che le accompagnano».
Come si può evitare il rischio di un'invasione straniera su asset strategici?
«Il Golden Power è già presente e utilizzabile. Ci sono molte modalità per garantire che lo Stato possa sorvegliare e controllare quanto viene fatto. È inoltre importante che lo Stato, quando mette sul mercato alcuni servizi, possa impedire la nascita di posizioni dominanti oppure che tali servizi vadano nelle mani di entità il cui interesse di lungo periodo potrebbe non essere così conciliabile con gli interessi nazionali o europei».
Quanto tempo può servire per privatizzare un bene come i porti?
«Molto dipende dagli obiettivi che ci si pone. Nel caso italiano, bisogna capire se la privatizzazione riguarderà solo alcuni oppure la totalità dei porti. Occorre definire dei percorsi e delle procedure, ma sarebbe un segnale importante da lanciare a Bruxelles che questo percorso abbia inizio già nei prossimi mesi».
Quanto potrebbe essere utile per le casse dello Stato una seconda stagione di privatizzazioni che, oltre ai porti, includa anche Mps e Ita?
«Si tratterebbe di entrate non permanenti e non utili per finanziare la spesa pubblica corrente, ma sarebbero molto rilevanti per abbattere il debito pubblico. Potrebbe essere una scelta molto saggia per presentarsi agli appuntamenti europei che non sono affatto irrilevanti, dato che riguardano la ridefinizione delle regole.
Le privatizzazioni servirebbero per avere un profilo di disavanzo e di rapporto debito/Pil coerente con gli impegni presi dal governo e con le indicazioni europee. Sotto questo aspetto una stagione di privatizzazioni può essere di notevole aiuto».
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