Uno usa il pallottoliere: 12345678. Un altro mette la data di nascita. Altri ancora usano il nome del cane o il proprio soprannome da bambino magari con l'anno di nascita (Gigi74). Alle volte c'è il brivido della necessità di usare caratteri speciali (tipo questi; £$%&?!) e allora saltano gli schemi. Il problema con le password è questo: se usi sempre la stessa, o quella che chiunque può facilmente immaginare, te la ricordi facilmente ma il livello di sicurezza è bassissimo. Se invece la cambi ogni volta, oppure accetti i consigli dell'algoritmo (che ti propone roba come c_74Dehr67/23cFty-447UG) la prossima volta l'accesso a quel sito o a quella piattaforma te lo puoi scordare.
Insomma, la nostra è una vita maledettamente passwordizzata, la sicurezza davanti a tutto ma poi al primo intoppo è un disastro. Per questo i boomer, gli imbranati, i luddisti di ogni ordine e grado intoneranno un exultet alla notizia che Google, la porta di accesso più frequentata al magico mondo della Rete, sta per archiviare i codici alfanumerici per l'accesso alle sue applicazioni, da Gmail a Youtube, da Meet a Drive, dal Wallet a Chrome, dal Pay al Play. Google sta per operare la transizione alla tecnologia passkey, che usa lo sblocco biometrico dallo smartphone, ossia la scansione del volto o la lettura delle impronte, per accedere al servizio desiderato. Sarà il nostro corpo a consentirci di dimenticare le maledette stringhe di numeri, lettere e simboli d un servizio da computer.
La funzionalità è già attiva per alcune app sugli smartphone, e sarà certamente implementata con il passare del tempo. Ma il fatto è che alzare l'asticella tecnologica non necessariamente soccorrerà i poveri utenti medi, messi in crisi da ogni cambiamento di protocollo. Per questo Google ha deciso di andarci coi piedi di piombo: «Anche se rappresentano un grande passo avanti - spiega l'azienda in un post sul blog che conferma l'iniziativa - sappiamo che le nuove tecnologie richiedono tempo per prendere piede, quindi le password potrebbero essere in circolazione per un po'». Mentre i «dummies» cibernetici continueranno a districarsi tra password dimenticate (era il nome di mamma o di papà?, con la maiuscola o la minuscola?, il trattino era quello alto o quello basso?) che sono un nemico conosciuto, Google continuerà a lavorare per perfezionare la nuova tecnologia, contando sul fatto che la partnership con i colossi del settore nella cosiddetta Fido (Fast Identity Online) di cui fanno parte anche Microsoft ed Apple, allo scopo di creare un metodo unico e condiviso per l'accesso sicuro alle piattaforme digitali.
Quando questo accadrà, alle maledizioni per le password si sostituiranno i sacramenti per le passkey.
«Basterà - rassicurano dalla Big G - utilizzare un'impronta digitale, la scansione del volto o un pin per sbloccare il dispositivo. Queste sono il 40 per cento più veloci delle password e si affidano a un tipo di crittografia che le rende più sicure». Facciamo a fidarci...
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