Matteo Salvini impone la retromarcia ai governatori leghisti sul lockdown di Natale. Al termine della riunione (ieri mattina) tra Regioni e governo, il leghista Luca Zaia, presidente del Veneto, chiede la zona rossa. A ruota lo segue il collega di partito, Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia. E poi Massimo Fugatti, presidente della Provincia autonoma di Trento. I tre leghisti seguono la linea dura dei ministri Speranza e Boccia.
Nel tardo pomeriggio arriva la retromarcia. Salvini convoca in videoconferenza i governatori leghisti e decide una parziale retromarcia senza fughe in avanti: «Gli italiani si stanno dimostrando rispettosi delle regole, la salute viene prima di tutto ma servono responsabilità e buonsenso perché il diritto alla salute va accompagnato al diritto al lavoro. È impensabile immaginare in queste ore una chiusura a partire dal prossimo weekend, senza programmazione e senza la certezza di un piano definito per i rimborsi e una programmazione seria. In questo quadro, un'eventuale zona rossa su tutto il territorio nazionale smentirebbe le chiusure differenziate tra Regioni fortemente volute dal governo», riporta una nota congiunta di Salvini e degli amministratori della Lega Massimiliano Fedriga, Attilio Fontana, Maurizio Fugatti, Luca Coletto (assessore alla Sanità in Umbria per conto di Donatella Tesei), Nino Spirlì e Luca Zaia.
Il fronte del Carroccio avanza poi una richiesta: «Attendiamo che l'esecutivo si esprima ufficialmente e al più presto. Le restrizioni possono essere sostenute solo in presenza di immediati rimborsi per le attività danneggiate come avviene in tutta Europa e in particolare in Germania. Esprimiamo, inoltre, la volontà (sull'esempio europeo) di non dividere, isolare e dividere famiglie e italiani, che in 8 casi su 10 vivono in piccoli comuni, almeno il giorno di Natale».
Un cambio di strategia dopo le parole di Zaia, al termine della riunione con i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza: «Abbiamo la necessità di capire se si chiude la partita a livello nazionale, altrimenti le adottiamo direttamente, visto che il week end si avvicina. Nel periodo delle festività servono restrizioni massime, se non le fa il governo le facciamo noi. Se non chiudiamo tutto adesso ci ritroveremo a gennaio a ripartire con un plateau troppo alto», aveva minacciato ieri mattina Zaia. Il leghista temeva i numeri dei positivi in costante crescita in Veneto. Posizione condivisa dal presidente Pd della Regione Campania Vincenzo De Luca che chiede al governo di «chiudere tutto». L'esecutivo è orientato a disporre, dal 24 al 7, un'unica zona rossa per tutta l'Italia: un lockdown natalizio. Linea che ieri i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza hanno annunciato nel corso della riunione con i governatori. Sul fronte aperturista Giovanni Toti (Liguria) Eugenio Giani (Toscana) e Stefano Bonaccini (Emilia-Romagna). «Non vedo perché imporre alla Liguria una zona rossa per Natale quando i liguri in queste settimane si sono impegnati e sacrificati per far calare la curva del contagio e farci arrivare in piena zona gialla», insorge Toti intervenendo a L'aria che tira su La7. «Ci siamo dati delle regole i primi giorni di dicembre, decidendo di dividere il Paese in zone, e quelle regole hanno funzionato per contenere il covid. Non vedo perché cambiarle ora, alla vigilia delle festività natalizie». Posizione condivisa da Stefano Bonaccini, governatore Pd dell'Emilia-Romagna che chiede al governo una garanzia sui ristori prima di imporre un nuovo lockdown. Si ribella al blocco nazionale anche Francesco Acquaroli, presidente in quota Fdi delle Marche: «Ci sono cambi repentini di strategie che ci lasciano un po' perplessi».
Mentre dalla Sicilia, Nello Musumeci, presidente della Regione, evoca equilibrio: «Per il periodo di Natale e Capodanno serve una misura improntata alla cautela, a patto che questa cautela non danneggi ulteriormente gli operatori economici».
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