Governo, Conte pronto a ter per attirare i "costruttori"

Il premier Conte sarebbe pronto alla sfida in Aula sulla relazione-Bonafede se non riuscisse a trovare senatori disposti a sostenere il governo

Governo, Conte pronto a ter per attirare i "costruttori"

Per Giuseppe Conte il tempo stringe. Entro mercoledì il premier deve trovare i "costruttori" per puntellare la risicata e litigiosa maggioranza che lo sostiene. Se lo sforzo non dovesse produrre risultati, allora la caduta del suo governo potrebbe essere certa. Il presidente del Consiglio lo sa e sta provando il tutto per tutto per salvarsi. Anche a costo di tentare un’azione rischiosa. Ma a quel punto il rischio lo potrebbe correre in quanto non avrebbe più nulla da perdere.

Il punto di non ritorno potrebbe essere giovedì quando al Senato si voterà sulla relazione di Alfonso Bonafede. Alcuni esponenti della sua fragile maggioranza, gli stessi che lo scorso martedì hanno concesso la fiducia, hanno già fatto sapere che non voteranno a favore. Conte vede i numeri assottigliarsi sempre più. Se vuole sopravvivere, allora, deve raccogliere senatori a sufficienza per costituire un gruppo di "costruttori" nelle prossime ore. Se dovesse riuscirci, allora potrebbe aprire immediatamente a un Conte ter, prima ancora del voto sul Guardasigilli. La partita si deve chiudere prima del voto in Aula. Un piano che al momento pare di difficile attuazione visto che per adesso pochissimo si muove e le uniche novità, dimissioni di Lorenzo Cesa da segretario nazionale dell’Udc e pareri negativi di alcuni senatori alla relazione-Bonafede, paiono essere negative per il premier.

Come spiega Repubblica fino a mercoledì, tutte le energie saranno dedicate a sminare il passaggio su Bonafede. Evitare il voto in Aula sembra assai difficile: per questo Palazzo Chigi vorrebbe guadagnare almeno 24 ore provando a far slittare a giovedì la relazione del ministro. Parallelamente, il lavoro per trovare senatori va avanti. Eppure per adesso Conte perde pezzi: in Aula non ci sarà la senatrice a vita Liliana Segre mentre Sandra Lonardo, moglie di Mastella, potrebbe astenersi. Il socialista Riccardo Nencini ha fatto trapelare la sua insofferenza.

La maggioranza potrebbe così contare su 153-154 voti, incluso quello della ormai ex forzista Maria Rosaria Rossi, e opposizioni e Italia viva su 156-157. Ma i numeri sono ballerini e di certezze ve ne sono poche.
Bisgogan tener conto che ci sono i renziani dubbiosi come Comincini, Grimani, Marino e Sbrollini che non si sono ancora esposti per non bruciarsi. Da loro, sostiene Conte, dipende anche l'uscita allo scoperto dei potenziali costruttori di Forza Italia, come Luigi Vitali. Quest’ultimo, però, ha già affermato che voterà contro la relazione-Bonafede. Altri segnali arrivano dai parlamentari legati a Mara Carfagna e a Giovanni Toti che tentano il premier chiedendogli di dimettersi per sostenere un suo "ter". Conte non è disposto a correre il rischio e, per ora, resiste.

Il presidente del Consiglio ha bisogno che il nuovo gruppo nasca subito in modo da poter proporre il Conte ter. Potrebbe essere disposto quasi a tutto: sostegno dei "costruttori" provenienti dal centrodestra e pentimento di esponenti di Italia viva. Solo ad una cosa sembra essere indisponibile: una pace con Renzi. Forse per orgoglio, probabilmente per calcoli politici. Il premier non accetterebbe di dover sottostare ai diktat del leader di un partito sotto al 3%, almeno secondo i sondaggi. La settimana prossima si capirà quale sarà il futuro del governo. Tutto potrebbe saltare anche prima dal passaggio in Aula su Bonafede, se dovesse risultare chiaro che i numeri non ci sono. A quel punto dovrebbero essere messe le carte in tavola. In molti potrebbero invocare un ter, anche con Renzi, piuttosto che bruciarsi con una conta autolesionista in Aula.

Le strade, quindi, sono due: convincere i costruttori a blindare l'esecutivo oppure arrivare in Senato anche a costo di perdere. In caso di sconfitta, Conte sarebbe propenso a chiedere il voto anticipato.

Una scelta forse dovuta alla visione di sondaggi che accreditano una ipotetica lista-Conte oltre il 10%. Molti, sia nella maggioranza che nell’opposizione, vorrebbero invece proseguire con la legislatura. Forse per evitare il ritorno alle urne qualcuno potrebbe compiere mosse a sorpresa. Anche senza Conte.

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