Il presidente del Consiglio Mario Draghi dribbla le domande sul Quirinale. Ma avverte le forze di maggioranza: «Finché c'è la voglia di lavorare il governo va avanti bene, quello è l'essenziale».
Nel caso concreto, il presidente del Consiglio chiarisce i contrasti che hanno accompagnato l'approvazione degli ultimi provvedimenti: «Le diversità di vedute su questo decreto, più che fibrillazioni, sono di gran lunga inferiori a quelle che ci sono state in altre occasioni, come quella sulla giustizia. Non è né un'esperienza nuova né particolarmente drammatica, sono diversità di vedute normali. In questi undici mesi, e si nota ancora, c'è voglia di lavorare insieme in questa maggioranza e di arrivare a decisioni condivise».
Con cinque giorni di ritardo, il capo dell'esecutivo si presenta in conferenza stampa, accompagnato dai ministri della Salute, Roberto Speranza, e Istruzione, Patrizio Bianchi, per illustrare le misure anti-covid contenute nell'ultimo decreto licenziato dal governo.
Draghi si scusa per il ritardo: «Questa conferenza stampa avviene in un certo senso come risposta alle critiche che il governo e io in particolare abbiamo ricevuto per non aver fatto la conferenza stampa nel giorno in cui abbiamo approvato il decreto. Ci sono molti motivi che hanno portato il governo a non incontrare i giornalisti ma c'è stato anche veramente da parte mia e di altri una sottovalutazione delle attese che tutti avevano. Per cui mi scuso e vi prego di considerare questo come atto riparatorio. Spero sia stato adeguato».
Il pezzo forte del provvedimento è l'introduzione dell'obbligo vaccinale per gli over 50. E il premier va subito al punto: «Il motivo è stato quello di concentrare il provvedimento sulle classi di età che occupano massimamente le terapie intensive, tra questi i non vaccinati sono i due terzi: tanto più riusciamo a ridurre la pressione dei non vaccinati sull'ospedalizzazione, tanto più possiamo essere liberi. Questi sono provvedimenti di portata economica e sociale molto importanti e sono anche da considerare con molta attenzione. L'avere l'unanimità della vasta coalizione è un obiettivo che se possibile si deve raggiungere». «Decisioni assunte sulla base di dati scientifici» precisa Draghi.
Il premier aveva messo subito in chiaro che non avrebbe risposto alle domande sull'elezione del futuro presidente della Repubblica. Ma nel suo intervento non rinuncia a passaggi dal chiaro contenuto politico. Auspica unità e fiducia. «Dobbiamo affrontare il 2022 con unità e fiducia», spiega cercando di riprendersi il ruolo del decisionista: «Dicono che Draghi non decide più? Qui dimostriamo che la scuola resta aperta, è una priorità, non era il modo in cui questo tema è stato affrontato in passato», ribatte con un pizzico di orgoglio. La scuola è il tema che occupa gran parte della conferenza stampa. È il terreno su cui Draghi espone la discontinuità rispetto all'esecutivo guidato da Giuseppe Conte: «Basta vedere gli effetti di disuguaglianza tra studenti della Dad lo scorso anno per convincersi che questo sistema che può essere necessario in caso di emergenze drammatiche provoca disuguaglianze destinate a restare tra chi ci sta di più e di meno, tra Nord e Sud e che si riflettono su tutta la vita lavorativa». Dati alla mano, il premier smonta la gestione dell'era Conte: «In media ci sono stati 65 giorni di scuola regolare persa rispetto a una media dei Paesi più ricchi del mondo dove la didattica non in presenza è stata di 27 giorni, quindi il triplo. In alcune città i giorni di scuola in presenza sono stati solo 42 in un anno. Vogliamo fare che l'Italia resti aperta con tutte le cautele necessarie».
E promette che non ci saranno più chiusure: «È un quadro dove occorre colpire la pandemia, il virus con lo strumento più importante, il vaccino, accelerando, anche con hub aperti di notte. Nello stesso tempo bisogna cercare di non fare come l'anno precedente, quando era giustificato tenendo chiuso tutto». Da economista è prudente sul ritmo della ripresa: «La serie dei rischi per la crescita è molto lunga e dobbiamo aspettare ancora un po' prima di vedere aggiornamenti nelle proiezioni».
«Finora - ha premesso Draghi - continuano a uscire stime, anche in pubblicazioni molto recenti, da parte del settore pubblico e del settore privato, che confermano le stime precedenti, cioè di una crescita intorno al 4%-4,5% per l'anno».
Certo - ha ammesso il capo del governo - c'è un verificarsi di eventi che non è favorevole alla continuazione di una ripresa agli stessi ritmi dello scorso anno. La pandemia è uno di questi».
Finale riservato al caro bollette: «Abbiamo già stanziato 3,5 miliardi. Sono previsti altri provvedimenti nel trimestre successivo e nei mesi a seguire.
La via dl sostegno governativo è importante ma non può essere l'unica. Occorre chiedere a chi ha fatto grandi profitti da questo aumento al prezzo del gas di condividerli con il resto della società». E non esclude un nuovo scostamento di bilancio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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