Il conflitto va avanti, l'esito sembra sempre meno scontato e il premier israeliano Netanyahu sembra sempre più accerchiato. Dagli avversari politici, certo, ma anche dagli alleati, sia interni che all'estero, e dai cittadini comuni che non sono d'accordo con le sue decisioni e la linea tenuta nel corso del conflitto. L'ultimo attacco a Bibi arriva dal ministro del gabinetto di guerra ed ex capo di Stato Maggiore dell'esercito Gadi Eisenkot, che ha criticato duramente la gestione del premier. «Chi parla di sconfitta assoluta di Hamas non dice la verità, non dovremmo raccontare storie. Oggi la situazione nella Striscia di Gaza è tale che gli obiettivi della guerra non sono ancora stati raggiunti», ha detto.
Eisenkot, che durante il conflitto ha perso il figlio 25enne, ucciso mentre combatteva a Gaza, così come il nipote 19enne, ha apertamente dichiarato che Netanyahu non sta dicendo la verità all'opinione pubblica e lo rimprovera per non essersi preso la responsabilità diretta dei fallimenti dell'intelligence e dello stato per gli attacchi del 7 ottobre. «Non lo assolvo dalla responsabilità, devi mostrare leadership nella capacità di dire la verità alle persone, nella capacità di tracciare un percorso», ha detto, aggiungendo che sono necessarie nuove elezioni nel Paese perché «in questo momento non c'è fiducia». Sensazioni confermate dalle migliaia di persone riunite a Tel Aviv per chiedere il cessate il fuoco a Gaza e la pace con i palestinesi con l'amministrazione Netanyahu sempre nel mirino anche per non essere riuscita a risolvere la crisi degli ostaggi.
In tutto questo, dopo un mese di silenzi un po' imbarazzati, ieri il presidente americano Joe Biden ha telefonato a Netanyahu per discutere degli ultimi sviluppi della guerra. I ministri degli Esteri di Israele e Palestina parteciperanno in presenza al Consiglio Affari Esteri di lunedì prossimo a Bruxelles.
Ma la guerra va avanti. Ieri l'esercito israeliano ha comunicato di aver ucciso il vice capo della propaganda della Jihad islamica palestinese, Wael Makin Abdallah Abu-Fanounah. L'uomo era responsabile della pubblicazione dei video della Jihad islamica, compresi quelli dei lanci di razzi contro Israele, e della creazione di video di propaganda relativi agli ostaggi. Nel frattempo rimane drammatica la situazione umanitaria nella Striscia. Medici senza Frontiere denuncia che «la situazione è ormai allo stremo» e «l'unica prospettiva per dare speranza alla popolazione è un immediato cessate il fuoco».
Oltre 200 camion di aiuti umanitari sono fermi ai valichi di frontiera di Al-Awja e Karam Abu Salem, tra Egitto, Israele e la Striscia di Gaza, in attesa dell'autorizzazione al transito. Un altro caso aperto in un caos sena fine.
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