Ci hanno provato anche questa volta: la Meloni convoca il consiglio dei ministri solo oggi, dopo una settimana di alluvioni e lacrime e morti. Il premier è in ritardo, non ha la sensibilità giusta per cogliere le dinamiche di un paese, i suoi drammi, i suoi lutti. Era successo già a Cutro, con la tragedia dei migranti morti a pochi passi dalle spiagge calabresi, ora certi pregiudizi sono riaffiorati, contrapponendo sempre le due Italie.
Quella reale e quella che abita a Palazzo Chigi. Ma lo schema è saltato in una domenica di emozioni e speranze, quando una Meloni quasi invisibile è sbucata all'improvviso con gli stivaloni ai piedi nel nulla di frazioni e strade devastate dalla piena dei fiumi.
I selfie. Le strette di mano. Gli scambi di parole con uomini e donne che hanno perso tutto, ma non vogliono lasciarsi andare. Lei e loro. Senza mediazioni. Senza apparati e con una scorta ridottissima. E però le carezze e gli abbracci testimoniano il coraggio ma anche la presenza di una leader che sembrava dispersa dall'altra parte del mondo, in Giappone, dove peraltro era per un vertice importantissimo, e invece è partita in anticipo e quasi senza avvisare nessuno è ricomparsa a Rimini e poi a Ravenna e nei luoghi delle sciagure.
C'è un video, girato a Ghibullo, che quasi imbarazza, perché Alberto Albonetti che se la trova davanti di botto, inattesa, reagisce girando immagini accompagnate da un commento perfino eccessivo, fuori luogo: «Che spettacolo, Giorgia, guardate chi c'è. Qui non era venuto nessuno e invece è venuta a Giorgia». E lei, appoggiata alla macchina colma di generi di prima necessità, fa ciao con la mano e poi chiede: «Come ti chiami?».
Pare quasi propaganda, ma a quanto pare, non lo è perché quello e altri dialoghi non sono stati preparati, non erano spot per il governo, ma la manifestazione dello stupore popolare davanti al tour volante di una premier che non si è nascosta, ma, come si dice in questi casi, ci ha messo la faccia.
Incontri su incontri. Tutti nel segno del dolore, certo, ma anche del rispetto e della solidarietà. E anche con le autorità, spesso targate Pd, le cose non vanno diversamente. Lo si capisce già dalle parole del sindaco di Ravenna Michele De Pascale, preso in contropiede dal blitz quasi clandestino del capo del governo: «Non sappiamo esattamente dove sia la Meloni ed è apprezzabile perché non volevamo passerelle».
Lei tiene un profilo basso, conforta e assicura che l'esecutivo farà la sua parte, come è doveroso in circostanze così difficili. Poi c'è il meeting con il governatore Stefano Bonaccini: si capisce che i due in pochi minuti hanno raggiunto un'intesa. Lui presenta le sue richieste: lo stop agli adempimenti fiscali e i rimborsi per chi ha perso tutto, lei raccoglie e gli dà un secondo appuntamento proprio per oggi, per continuare la riflessione e coordinare gli interventi.
Condivisione a tutti i livelli e tempestività: «Abbiamo bisogno di tempo», replica lei alle critiche sul cdm segnato per martedì. Già oggi Bonaccini verrà accompagnato a Palazzo Chigi dai sindacati e dai rappresentanti dell'economia in ginocchio e del mondo bancario. Del resto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi nell'intervista a Gabriele Barberis per il Giornale era stato chiaro: «Non ho mai registrato nessuna polemica». Zero contestazioni nel cratere saturo d'acqua e fango.
Come per Cutro, dove pure proprio Piantedosi aveva usato parole infelici: il faccia a faccia fra il premier e i parenti delle vittime era stato un momento di grande intensità. Ora si rinnova quella sintonia, anche se la strada della ricostruzione sarà lunga e l'opposizione si farà sentire.
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