Gran Sasso, finite le speranze. Ritrovati i due corpi senza vita

Le salme di Gualdi e Perazzini erano vicine nel Vallone dell'Inferno. L'assideramento resta lo scenario più probabile

Gran Sasso, finite le speranze. Ritrovati i due corpi senza vita
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Trovati i corpi degli escursionisti dispersi sul Gran Sasso. Al sesto giorno di ricerche, grazie al sonar Recco e al fiuto di un cane molecolare, è stato individuato il corpo di Cristian Gualdi, 48 anni. A una ventina di metri, sepolto da uno strato di neve, il cadavere di Luca Perazzini, 42 anni. Entrambi individuati in prima battuta da un elicottero dei Vigili del Fuoco, il Drago VF16, alzato in volo ieri mattina grazie a una tregua del maltempo nel punto segnalato dai due scialpinisti domenica mattina al 118. Caduti nel Vallone dell'Inferno, durante la discesa a valle lungo la Direttissima che dal Corno Grande, la cima più alta del massiccio del Gran Sasso, li avrebbe riportati al campo base, Campo Imperatore. Senza guanti e scarponi, perduti durante l'incidente, Gualdi e Perazzini sarebbero morti assiderati non più tardi di lunedì. «Difficile resistere a lungo a quelle temperature - spiegano gli esperti del soccorso alpino -, al massimo due giorni se avessero trovato riparo in un anfratto roccioso e si fossero coperti alla meglio con gli indumenti che avevano ancora a disposizione». Ma la speranza di trovarli ancora in vita non l'ha persa nessuno a Sant'Arcangelo di Romagna, dov'erano originarie le ultime due vittime della montagna. Decine di amici e parenti, sindaco compreso, hanno atteso con ansia loro notizie. Non l'hanno persa soprattutto i volontari, le squadre del soccorso alpino e speleologico, i finanzieri che su sci e ramponi, cani addestrati al seguito, li hanno cercati senza sosta nel Canalone nonostante le drammatiche condizioni del tempo. Bufere di neve, nebbia, vento che ha raggiunto i 100 chilometri orari impedendo alla funivia di entrare in funzione e quei meno 13 gradi a quota 2700 metri da far congelare all'istante ogni cosa. All'alba un primo elicottero con gli esperti del Cnsas, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, e del Sagf, il Soccorso Alpino delle Fiamme Gialle, effettua una prima ricognizione sulle coordinate indicate dai due escursionisti riminesi. Un secondo velivolo, con il Sonar Recco, ha poi setacciato la zona in un raggio di 150 metri alla ricerca di un segnale. Individuato il primo corpo, i soccorritori sono scesi a terra per una perlustrazione guidata dai cani antislavina. Poco dopo il rinvenimento del secondo cadavere.

Assicurati i due scalatori ai verricelli, le salme sono state issate su un terzo elicottero del 118 e trasportate a valle per proseguire all'obitorio di Teramo. La Procura, che ha aperto un fascicolo, a breve disporrà l'esame cadaverico di entrambi per stabilire le cause esatte della loro morte.

Non è escluso che uno, quello ferito, sia deceduto per le conseguenze della caduta, prima ancora che sopraggiungesse l'ipotermia. «Abbiamo fatto un avvicinamento lento - spiegano Alessandro Marucci del Cnsas e il maresciallo Francesco Mastropetro delle Fiamme Gialle de L'Aquila -. C'è stata data la notizia di una sagoma a terra, eravamo abbastanza vicini.

Ci siamo avvicinati e abbiamo constatato che si trattava di uno dei due dispersi. Contemporaneamente abbiamo messo in sicurezza l'area e fatto entrare le altre squadre per la ricerca del secondo alpinista, trovato con delle sonde a poca distanza dal compagno».

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