«Quello del blocco dei cantieri è un problema grave che cercheremo di risolvere, ma è ben più grave quello di riuscire ad assicurare i servizi essenziali agli italiani». Dalle parole di Marco Osnato, presidente della Commissione finanze della Camera, traspare chiaramente tutta la preoccupazione della maggioranza per gli effetti nefasti che sta producendo il Superbonus 110% sulla finanza pubblica.
Giuseppe Conte, ma anche tutto il Pd, si è schierato a difesa di una misura che costa tantissimo allo Stato e che ha generato una crescita importante per il Paese. Le opposizioni giallorosse fanno riferimento a un recente studio della Fondazione Commercialisti italiani che proverebbe che il 110% abbia generato un incremento di Pil superiore a 90 miliardi di euro a fronte di 60 miliardi di spesa pubblica. In realtà, però, la cifra destinata al Superbonus 110% è ben più elevata. «Qualunque iniezione di cento miliardi di soldi pubblici avrebbe prodotto un incremento del Pil», precisa nel corso di un colloquio telefonico con Il Giornale il meloniano Osnato che, poi, osserva: «La casa del medico, dell'avvocato, del notaio o dell'imprenditore pagata col Superbonus 110% la sta pagando anche il disoccupato». Secondo l'Istat, le ristrutturazioni finora hanno riguardato solo il 3,7% del patrimonio immobiliare e spesso si tratta di seconde e terze case. «Questo significa che il Superbonus è persino poco produttivo dal punto di vista dell'efficientamento», sottolinea il meloniano Osnato. Secondo il centrodestra, quando Conte andava nelle piazze promettendo che avrebbe ristrutturato gratis le case, non diceva il vero perché «quel gratis sentenzia Osnato - non esiste». Il governo è già intervenuto abbassando il Superbonus dal 110% al 90%, ma dal primo gennaio 2024 questa cifra scenderà al 70%. Ora spetta al governo sbrogliare la matassa che riguarda soprattutto i cosiddetti «crediti incagliati» sui quali, però, lo Stato non può intervenire direttamente «perché Eurostat, ossia l'Europa, non ce lo permette», ricorda il presidente della commissione finanze della Camera. E sul tema l'Ance denuncia: «A fronte di 30 miliardi di crediti incagliati, si stimano conseguenze per 320mila famiglie». Nel governo e nella maggioranza c'è la convinzione che la procedura inventata ai tempi del governo giallorosso da Conte e Gualtieri, sta producendo effetti nefasti. «L'idea che si potesse cedere all'infinito un credito quasi come se fosse una moneta complementare è quanto di più disastroso si possa pensare», chiarisce Osnato, fiducioso che il problema sia in fase di risoluzione perché «ci sono già alcuni istituti di credito che hanno ricominciato ad acquistare tali crediti». L'impegno del centrodestra è quello di lavorare per impedire il blocco dei cantieri perché «è impensabile che un'azienda non termini i lavori perché non riesce a cedere i crediti», sentenzia Osnato. Da un lato, chi vorrà potrà continuare a usare il bonus nelle nuove formulazioni previste dal governo e dall'altro lato a Palazzo Chigi si starebbe lavorando a nuove ipotesi. La più accreditata, anticipata dal Messaggero, è quella di emanare una proroga del 110% oltre il 2023 per i condomini che non riusciranno a portare a termini i lavori entro l'anno, purché vi sia uno stato di avanzamento pari almeno al 60%. L'incentivo pieno è previsto per quest'anno per i condomini con lavori deliberati nel 2022. Per le villette, invece, un'ulteriore proroga appare esclusa.
Rimane in vigore solo quella prevista dal decreto-legge Asset che sposta il termine di conclusione dei lavori dal 30 settembre al 31 dicembre. «Al Mef sono al lavoro per trovare delle soluzioni per evitare il blocco dei cantieri e che i lavori iniziati rimangano incompiuti», assicura il meloniano Osnato.
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