Sul termovalorizzatore di Roma la linea politica dettata dal Nazareno è chiara e semplice: «Fischiettare».
La segretaria Elly Schlein, ieri sera, ha disertato l'assemblea dei deputati Pd (di cui fa parte) proprio per evitare l'argomento. Che in verità sarebbe di estrema urgenza, visto che domattina verranno votati i famosi ordini del giorno degli affezionati alleati rosso-verdi e Cinque Stelle, che chiedono di affossare l'impianto voluto dal sindaco dem della Capitale per risolvere finalmente il disastro dei rifiuti romani, nonché di impallinare lo stesso sindaco e i suoi poteri di commissario sul tema. Se non bastasse, Schlein ha anche impartito alla capogruppo alla Camera Chiara Braga (che per giorni aveva tentato inutilmente di incontrarla, onde discutere il da farsi) un ordine preciso: non parlare, neppure per sbaglio, di termovalorizzatore durante la sua relazione introduttiva all'assemblea, per non dare la stura al dibattito interno. «La questione all'ordine del giorno è l'importantissimo decreto Pnrr, su cui il governo è in difficoltà, ha posto la fiducia e che si voterà oggi. Il resto, ossia le mozioni contro il termovalorizzatore presentate da Conte e Bonelli, sono solo tentativi di metterci in difficoltà da parte dei nostri alleati di opposizione», spiegano gli schleiniani. Ovvio che bisognerà votare contro, perchè «sarebbe folle se il nostro primo atto parlamentare fosse un atto di guerra al nostro sindaco più importante», ammettono. E infatti Elly Schlein, in una lunga e non facilissima telefonata con Roberto Gualtieri che ha avuto lunedì, ha rassicurato il primo cittadino della Capitale: «Non voteremo contro il tuo piano rifiuti». Ma la leader Pd non vuol prendersi la responsabilità di dirlo apertamente, rompendo con verdi e grillini e smentendo le proprie stesse scelte: è stata lei, infatti, a mettere nella propria segreteria alcuni dei leader della campagna anti-termovalorizzatore, a cominciare dalla responsabile Ambiente Corradi. Un bel pasticcio, «in cui però si è messa da sola», ammette un dirigente di Articolo 1. Intanto Stefano Bonaccini incalza la sua ex avversaria Schlein: «Sarebbe un errore clamoroso non sostenere Gualtieri per timore di perdere consensi. Discariche e esportazione dei rifiuti inquinano enormemente più dei termovalorizzatori».
Così, nel corso della riunione dei parlamentari (con la segretaria assente) si assiste a siparietti surreali: prende la parola l'ex ministro Andrea Orlando e dice: «Io vorrei però dire una cosa sull'ordine del giorno». Tutti pensano che voglia parlare del pasticcio termovalorizzatore e pendono dalle sue labbra, sperando si apra finalmente la discussione. Invece Orlando inizia a parlare della commemorazione dei fratelli Mattei: «Così siamo finiti a discutere del Pci che ha fatto l'amnistia e scritto la Costituzione, e pure dei Nar. Sul voto di domani, niente», racconta un parlamentare, piuttosto basito. L'unica a sollevare la questione è stata Lia Quartapelle: «Immagino che non ne parliamo perché siamo tutti d'accordo nel confermare le decisioni prese sul termovalorizzatore».
Oggi Schlein ha convocato la sua prima conferenza stampa da segretaria, e anche in quella sede cercherà di evitare di entrare nel merito, pattinando sulle domande dei cronisti: «Ci sono cose molto più importanti di cui vuol parlare: la strategia di opposizione su sanità, precariato, Pnrr e migranti», spiegano i suoi. Il problema sono le alleanze: inevitabili per cercare di vincere, ma paralizzanti per la linea politica del Pd.
Il caso Udine conferma che serve un «campo extra-large», come dice il neo-sindaco De Toni, secondo cui non c'è stato alcun «effetto Schlein: «Il Pd non ha aumentato i voti, ha funzionato la coalizione», dai civici al Terzo Polo ai 5S. Un po' come l'Unione di Prodi: nella quale, infatti, non si riusciva a decidere su nulla.
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