L'aveva già progettato Antonio Di Pietro nel 1996. Il cosiddetto data scraping di cui ha accennato l'altro giorno il viceministro dell'Economia Maurizio Leo, l'analisi ossia degli stili di vita per vedere se corrispondano ai redditi dichiarati (con l'aiuto anche di internet e dell'esibizionismo di viaggi e auto e ristoranti eccetera) era già stato preventivato, in versione da incubo, nel «Progetto strategico per il futuro» rivelato in un interrogatorio che Di Pietro rese a Brescia il 2 luglio 1996, al punto 12 del verbale in cui si leggeva del «Progetto Mani pulite 2» ossia «il ricomponimento del Pool sotto il Sis e l'anagrafe tributaria».
Ma che cos'era il Sis? Era un «Servizio ispettivo di sicurezza» il cui laboratorio propulsore fu l'Universita di Castellanza dove a Di Pietro avevano improvvisato una «cattedra» assieme a un centro di ricerca per elaborare delle proposte di legge. La riforma fiscale prevedeva un ruolo decisivo appunto del Sis, una superstruttura d'indagine che avrebbe dovuto sorvegliare e stanare chi si fosse arricchito in modo sospetto e che avrebbe dovuto affiancare l'anagrafe tributaria che è la sede da cui ha parlato l'altro giorno il viceministro Leo in una forma particolarmente estensiva, grazie all'ausilio di un archivio elettronico con tutti i dati sulle proprietà, i denari, i beni del cittadino e di tutti i suoi parenti e amici. L'anagrafe tributaria era originariamente prevista da un decreto legge del 18 luglio 1994 (a firma del governo Berlusconi) ma l'idea originaria prevedeva che fosse limitata a un controllo dei dipendenti del ministero delle Finanze: Di Pietro, due anni dopo, l'aveva fatta sua, cercando di estenderla a tutto il Paese. Nella sua prima lezione a Castellanza, Di Pietro denuncio appunto che il Sis - cosi come l'aveva concepito Giulio Tremonti - era una scatola vuota, che a lui non interessava: la struttura che aveva in mente era un'altra cosa. In caso di rilievi del «suo» Sis, spiego, sarebbe stato il singolo dover dimostrare che le rendite dichiarate fossero compatibili col suo stile di vita, non viceversa: era l'inversione dell'onere della prova cara a Mani pulite, anzi, era lo strumento che doveva far continuare Mani pulite nella burocrazia e nella vita civile. Per il Sis e l'anagrafe tributaria, come visto, si auspicava «il ricomponimento del Pool» in una struttura che per procedere non avesse neanche bisogno di notizie di reato. Scrisse Di Pietro: «Si obietterache rappresenterebbe un arretramento rispetto al principio della prova ... Invece no. La prova da acquisire el'essere in possesso di beni e patrimoni». Fallito il Sis che aveva in mente lui, Di Pietro cercodi trasferire il principio in una legge sempre architettata a Castellanza: una suprema Authority avrebbe dovuto coordinare unita civili e militari in grado di predisporre «ispezioni, indagini e invitare qualsiasi altro soggetto a fornire notizie e informazioni»,giacche«indagini patrimoniali possono essere estese ai prossimi congiunti nonchea terzi», questo «in piena autonomia dagli altri poteri dello Stato un potere simile a quello degli organi di polizia giudiziaria». Uno Stato di Polizia?
«Conosco la facile obiezione: un ordinamento evoluto», scrisse lui, o chi per lui, «non puo accettare la cultura della delazione.
Ma bisogna fare un'analisi dei costi-benefici in una visione della giustizia penale che si preoccupi di raggiungere un vantaggio per la collettivita». Traduzione: i diritti del singolo si possono sacrificare, i benefici giustificano i costi, il fine giustifica i mezzi. Vecchia storia già vista: in Germania dell'Est.
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