Italiani e intelligenza artificiale: prevale l'ottimismo ma ne sanno poco

La grande sfida delle nuove tecnologie

Italiani e intelligenza artificiale: prevale l'ottimismo ma ne sanno poco
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L'intelligenza artificiale è ormai da tempo sulla bocca di tutti, ma tanti italiani ammettono di non conoscerla appieno. Dal Quarto Rapporto Ital Communications-Iisfa (Associazione Italiana Digital Forensics) sull'Intelligenza Artificiale in Italia, presentato ieri al Senato, emerge la prevalenza dell'ottimismo: il 37% degli italiani ha un'impressione positiva, un altro 37% mantiene una visione neutra, mentre il 21% esprime paura e diffidenza. Guardando al tipo di impatti che avrà l'IA, il 66% degli italiani si dichiara molto o abbastanza ottimista sugli sviluppi futuri dell'intelligenza artificiale. Fiducia che è prevalente soprattutto tra i giovani, mentre chi è più avanti con l'età teme i potenziali impatti sul mondo del lavoro. Su questo timore si è soffermato Alessio Butti (in foto), sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Innovazione Tecnologica e alla Transizione Digitale: «Non condivido lo scenario distopico che viene spesso rappresentato. È evidente che cambieranno le competenze, pertanto dovremo operare in sinergia con tutti gli stakeholders nell'ottica di cambiare i profili di formazione».

L'indagine, realizzata in collaborazione con l'Istituto Piepoli e Assocomunicatori, si sofferma anche sul livello di conoscenza e competenza in tema di IA e qui emerge qualche vuoto: un italiano su due dichiara di saperne qualcosa, solo il 6% di saperne molto e ben uno su due ammette di saperne poco e il 6% di non saperne nulla. Anche qui c'è una netta biforcazione con i giovani che ne sanno decisamente più degli adulti: il 62% dichiara di avere conoscenze in materia tra i 18-34enni, rispetto al 36% degli over 54. Una conoscenza costruita in modo autodidatta. A livello pratico il 69% del campione utilizza qualche tipo di tecnologia o applicativo che si basa sull'IA, percentuale che sale di molto tra i giovani (83%). «L'IA presenta implicazioni notevoli e straordinariamente importanti per la nostra vita associata - ha rimarcato il direttore generale dell'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, Bruno Frattasi - pensiamo al tema della salute e della difesa.

In questo senso, il nostro principale impegno sarà quello di studiare forme di IA attraverso le quali sapremo rispondere meglio alla minaccia che è rappresentata dall'uso di questo strumento come arma di offesa. Il mio auspicio è che l'IA possa essere indirizzata verso obiettivi di pace e benessere».

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