Appena le agenzie annunciano la partecipazione di Elly Schlein alla manifestazione del M5s contro la precarietà, uno dei primi a commentare la notizia è uno degli ultimi parlamentari ad avere lasciato il Pd. Si tratta del senatore Enrico Borghi, membro del Copasir, a fine aprile passato a Italia Viva con Matteo Renzi. «Non s'era mai visto il leader della sinistra italiana rincorrere così un altro partito, intrupparsi nel corteo di altri sostenendo tesi altrui, rendersi subalterno. La mia solidarietà ai riformisti del Pd, che spero prendano atto di questa deriva», il tweet. «Schlein commette un gravissimo errore politico e riconosce la leadership di Conte», dice Borghi al Giornale.
Schlein non avrebbe dovuto partecipare al corteo del M5s, ma poi ha cambiato idea. Che ne pensa?
«Come ho scritto credo che sia la prima volta nella storia italiana che il leader di un partito decida all'ultimo di intrupparsi in una manifestazione di un partito che dovrebbe avere una piattaforma diversa».
È sicuro che il Pd e Conte abbiano delle piattaforme differenti?
«Il Pd nasce su una piattaforma diversa e credo che i miei amici riformisti all'interno del partito abbiano delle idee differenti rispetto al gruppo dirigente e al M5s».
Su quali temi ci sono delle spaccature all'interno dei dem?
«La prima è la modalità di realizzazione del salario minimo: i riformisti vorrebbero che sia fatto dopo una contrattazione con le parti sociali, i massimalisti lo vogliono per legge. E poi c'è la guerra in Ucraina. Sulle armi il Pd in Europa ha giocato la tripla 1-X-2 due volte in dieci giorni, con gli europarlamentari che si sono spaccati in tre».
Dunque i riformisti dovrebbero lasciare il Pd?
«I riformisti dovrebbero capire che le rotture stanno avvenendo su temi importanti come la politica estera, il mercato del lavoro e la giustizia, con la vicenda dell'abuso d'ufficio. Una riedizione di Mélenchon con Conte tribuno del popolo contrasta con uno spazio riformista. Lo spazio per i riformisti non è più il Pd ma è la lista unica che porteremo avanti in vista delle europee».
Potenzialmente vede un fronte M5s-Pd con Conte leader?
«Schlein ha spostato il Pd sullo stesso spazio politico del M5s, la conseguenza è che si è aperta una competizione tra i due partiti. Nel momento in cui Schlein va alla manifestazione di Conte riconosce il diritto di primazia a quest'ultimo. Ripeto, sull'Ucraina il Pd ha giocato la tripla due volte, la segretaria è rimasta in silenzio ed è andata a una manifestazione chiusa da Moni Ovadia».
Crede che Schlein sia contro l'invio di armi in Ucraina?
«Sono stato di recente in Romania e avrei provato imbarazzo se il mio partito avesse votato per non fare entrare l'Ucraina nella Nato. Il Pd è in una deriva movimentista e post-sessantottina in cui siamo tornati ai cartelli con la scritta fuori l'Italia dalla Nato. Trovo incredibile che il Pd faccia da chierichetto a Conte, il sacerdote dell'anti-atlantismo».
A che punto è il percorso per il listone riformista alle europee?
«Con l'assemblea di Italia Viva a Napoli abbiamo imboccato la lunga dirittura d'arrivo e anche Calenda è un interlocutore essenziale».
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