All'indomani dell'assemblea dei banchi vuoti e dei parlamentari che si alzano dopo il discorso di Giuseppe Conte, torna l'allarme sugli addii che potrebbero terremotare il M5s da qui ai prossimi mesi. Ormai la distanza tra il leader e i gruppi è incolmabile. E l'annuncio di una segreteria monopolizzata dai fedelissimi dell'ex premier non ha fatto altro che peggiorare le cose. La mossa dei cinque vicepresidenti - che sarebbero dovuti essere comunicati in diretta Facebook - è stata vista come l'ennesimo sfregio nei confronti degli eletti di Montecitorio e Palazzo Madama. Deputati e senatori si sentono bypassati dal nuovo presidente del Movimento e lamentano la sua assenza. «Alla Camera non l'abbiamo mai visto, nemmeno ci conosce», riflette un grillino che siede in Parlamento. Senza contare che più della metà di quelli che una volta venivano chiamati «portavoce» sta continuando a non versare le restituzioni, tanti neanche il contributo forfettario mensile al partito.
È in questo clima che circolano di nuovo le voci di imminenti abbandoni. Con il pallottoliere che cambia di giorno in giorno. Al momento i partenti sono circa una trentina alla Camera e al massimo una decina al Senato. «Sono anche più di trenta», si sfoga una deputata con Il Giornale. «D'altronde perché dovrebbero restare se adesso non contano nulla e al prossimo giro non saranno rieletti», continua il ragionamento, che poi si sposta sul lato economico. «Tantissimi non versano perché non vogliono dare soldi al "partito di Conte", denaro che usa anche per pagare persone che lavorano per lui e non per i parlamentari», l'accusa. Lo scenario è desolante. Anche chi non ha la valigia in mano resta per quieto vivere, fin quando «non li obbligheranno a fare i bonifici». È la scissione della maggioranza silenziosa dei peones. Infatti la gran parte dei quaranta che vogliono lasciare è pronta a iscriversi al Gruppo Misto. Tanto la rielezione è un terno al lotto in qualsiasi partito. Ma almeno non saranno più obbligati a tagliarsi lo stipendio. Una quarantina di defezioni più gli attesi franchi tiratori, che potrebbero essere parecchi nel M5s, complicherebbero la strategia di Conte per il Quirinale.
C'è il rischio che si arrivi all'elezione del successore di Sergio Mattarella con i gruppi parlamentari più numerosi di fatto senza una guida e una linea politica, in ordine sparso. E nel segreto dell'urna quirinalizia può accadere di tutto.
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