Le frasi choc che imbarazzano Conte

Dal “vaccino causa l’autismo” all'obbligo vaccinale come "extrema ratio". Conte rinnega l'antivaccinismo delle origini e tenta la giravolta per non perdere la poltrona. Ma la base gli volta già le spalle

Le frasi choc che imbarazzano Conte

"Ciao Beppe, ciao Davide. Sono Alfonso Bonafede del Meet Up di Firenze e nel mio studio legale (sono un avvocato) abbiamo fatto una grande conquista di recente. (…) Uno dei miei colleghi di studio è riuscito a fare ottenere un indennizzo per un bambino autistico: il giudice ha ritenuto che non si poteva escludere il vaccino come concausa dell'autismo". Era il 6 aprile 2010 e il futuro ministro della Giustizia cercava di accreditarsi agli occhi dei big del MoVimento 5S intestandosi un “precedente giurisprudenziale storico”.

Poi il MoVimento 5s è cresciuto. È arrivato Giuseppe Conte e, insieme agli altri cavalli di battaglia, si è annacquato anche l’antivaccinismo delle origini. E ora l’obbligo vaccinale si può digerire come “estrema ratio” da non escludere: l’ennesima giravolta per amor di poltrona, compiuta con la stessa facilità con cui i 5S hanno cambiato alleati di governo. Un'operazione di "ripulitura necessaria", come la definisce a ilGiornale.it Paolo Gerbaudo, spiegabile con la scelta di posizionamento del MoVimento all'interno del centrosinistra. "Ora - chiosa il sociologo esperto di comunicazione politica del King's College di Londra - diventa meno importante andare a pescare in quelle aree di complottismo anti vax, No Vax o scettiche a cui una parte dei cinque stelle ha strizzato l'occhio in passato. Con Conte c'è un tentativo di passare a un populismo serio. Giocare con alcuni sentimenti di sospetto e di cultura della paranoia non è più accettabile per una forza politica che vuole essere una forza politica progressista e di governo".

Anche se il dietrofront sull'obbligo vaccinale stride con le dichiarazioni, non poi così lontane nel tempo, di esponenti di peso del MoVimento. E lascia qualche dubbio sulla buona fede dell’improvvisa conversione. Emblematico il caso di Paola Taverna, vicepresidente pentastellata del Senato, che nel 2015 diceva: “C’è una sentenza che sostiene che vaccino può causare autismo. La gente non si fida più e si chiede: le case farmaceutiche c’hanno un vaccino che non sanno cosa facce e ce lo vonno somministrare a noi?”. Qualche anno dopo, nel 2018, suggeriva addirittura un’alternativa fai da te al posto del vituperato vaccino: “Io quando ero piccola, quando avevo un cugino che aveva una malattia esantematica, facevamo la processione a casa di mio cugino, perché così la zia si ‘sbrugliava’ tutti e 7 i nipoti, tutti e 7 avevano la patologia e se l’erano levata dalle palle”.

Sempre nel 2018, la consigliera regionale del Lazio Roberta Lombardi scriveva proprio a Luigi Di Maio per chiedergli di intervenire sull’allora senatrice Elena Fattori (che ha lasciato i 5S nel 2019) perché le sue posizioni "in tema di salute e vaccini sono individualistiche e fuori dalla linea politica nazionale". Inequivocabile anche la posizione della sindaca pentastellata di Montelabbate (Pesaro), Cinzia Ferri, contro la legge Lorenzin sulle vaccinazioni obbligatorie. "Se c'è rischio- scriveva su Facebook in un post del 2017 sotto la foto di un manifesto della campagna free vax - deve esserci scelta. Libertà, sempre"

Per non parlare della frangia più trash dell’antivaccinismo pentastellato, puntualmente espulsa dopo averla usata a fini elettorali per cavalcare una certa propaganda. Da Sara Cunial, che era stata candidata come capolista a Vicenza dopo aver detto che “il vaccino ai bambini è un genocidio”, a Davide Barillari, protagonista di un video in cui equipara il vaccino alla pistola puntata nella roulette russa. Anche lui appartenente a quella schiera di "personaggi imbarazzanti" da cui, come sottolinea Gerbaudo, il MoVimento deve prendere le distanze per risultare credibile. Come dimostra Carlo Sibilia, oggi indignato della violenza No Vax di cui il grillismo è stato fino a ieri brodo di cultura. E la ‘sparata’ di Grillo, risalente al lontano 1998 e ripescata in un tweet da Stefano Cappellini, ne è la dimostrazione.

Il MoVimento non esisteva ancora, ma la sua radice antivaccino era ben salda nella propaganda del suo fondatore, come rilevato anche da The New York Times. Che in un editoriale al vetriolo incolpa "il movimento populista Cinque stelle (M5S) guidato dal comico Beppe Grillo" di aver fatto "attivamente campagna anti-vaccini, ripetendo i falsi legami tra vaccinazioni ed autismo". Un passato talmente imbarazzante da venire persino negato da Federico D’Incà. "Nel M5s - ha dichiarato il ministro 5S per i Rapporti con il parlamento - abbiamo sempre riconosciuto l’importanza dei vaccini. Chi aveva posizioni estreme non fa più parte del MoVimento”. La 'rimozione' sospetta dei primordi si ripete anche con un indignato Manlio Di Stefano: "Giornalisti picchiati, attivisti del M5S aggrediti ai gazebo, ora persino minacce di morte a Di Maio. La degenerazione nel mondo dei No Vax e No Green Pass va fermata con azioni penali e smettendola di alimentare il populismo antiscientifico". Peccato che quello stesso "populismo antiscientifico", inaccettabile oggi, abbia fatto comodo ieri ai vari Sibilia e Di Stefano per essere eletti.

Quel "populismo antiscientifico" figlio della cultura del "sospetto cosmico", a cui ha per anni i 5 stelle hanno lisciato il pelo a scopi elettorali, che oggi si sente tradito dall'apertura all'obbligo vaccinale avanzata da Conte. "Se metterete il vaccino obbligatorio vi dovete assumere anche tutti i danni sugli effetti collateralil", scrive una simpatizzante sotto il video dell'intervista ad Agorà postato su Facebook dall'ex premier 5S. "La scienza ci suggerisce di farlo? Informatevi e vedete cosa dicono i migliori virologi del mondo come i nobel e non sicuramente quello che dice Bassetti", aggiunge un follower. "Rivogliamo il M5S originale, quello di Grillo, di Di Battista, di Di Maio dello scorso decennio, di Barbara Lezzi, di Mirko Busto!!", tuona addirittura un altro militante. Insomma, il malcontento dal basso c'è eccome e in alcuni casi degenera. A Milano, con l'attacco ai gazebo dei 5S al grido di “vergogna, vergogna” “traditori”.

E su Telegram, dove alcuni utenti delusi sono arrivati a evocare “il cappio al collo” e “il piombo” contro Di Maio, simbolo di un MoVimento 5S che ha tradito le proprie origini per non perdere la poltrona, digerendo qualsiasi cosa. Anche se stesso.

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