Nell'intricata partita a scacchi tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo ci si prepara anche a delle strategie alternative. Il lavoro dei pontieri di questi giorni ha reso possibile lo slittamento del discorso scissione: nelle prossime 48 ore circa si dovrà cercare di trovare una sintesi in grado di soddisfare entrambi. Un obiettivo tutt'altro che semplice per il comitato di sette persone a cui il garante del Movimento 5 Stelle si è affidato per occuparsi - "in tempi brevissimi" - delle modifiche ritenute più opportune in linea con i principi e i valori della comunità pentastellata. Ma chi è vicino al tavolo di discussione sa benissimo che i tempi potrebbero richiedere addirittura "sette o dieci giorni al massimo".
L'ex presidente del Consiglio ha valutato positivamente il tentativo di mediazione in atto. Ben venga anche questo atto se utile a rilanciare il M5S e a dar vita a un nuovo corso, è il senso del suo ragionamento. Che però deve rispettare una condizione ben precisa: tenere fermi quei principi fondamentali su cui si è già espresso con chiarezza. Tuttavia all'interno della galassia gialla sono in molti a dubitare che Grillo possa fare un passo indietro su tutto, concedendo così la guida politica del Movimento esclusivamente a Conte. Sicuramente gli spiragli per la pace si sono resi più vivi in questi ultimissimi giorni, ma bisogna avere pronto anche un piano B per non farsi trovare impreparati qualora la ricucitura dovesse fallire.
Il piano B di Grillo
E pare che il comico genovese abbia già individuato una possibile futura mossa nel caso in cui si verificasse la scissione e l'ex premier fondasse un suo partito. Per il momento la votazione per il direttorio è stata sospesa per consentire al "comitato dei sette" di lavorare allo Statuto negoziato tra l'avvocato e il garante. Grillo la tiene congelata, per ora, ma sarebbe pronto a calare un tris di nomi a cui consegnare le chiavi per la guida del Movimento: stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, tra gli altri potrebbero figurare Luigi Di Maio, Roberto Fico e Virginia Raggi.
Nessuno di loro ha ufficialmente e pubblicamente confermato di essere pronto a candidarsi per prendere le redini del M5S in questa fase delicatissima. Ma se la situazione dovesse precipitare nuovamente sarebbe difficile rifiutare, soprattutto se Grillo dovesse spingere e portare avanti un'operazione di persuasione. Ora però, fa notare un pentastellato, gli sforzi sono rivolti sul dialogo per la riconciliazione: "C'è già troppa carne al fuoco e il tempo non è molto. Concentriamoci sul presente".
Un presente fragile e incerto dagli esiti imprevedibili, che potrebbe fornire prospettive diametralmente opposte: la pace per la rifondazione del Movimento o la scissione con il relativo rischio di sprofondare politicamente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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