La cronaca e la routine. Il caso che ha infiammato l'Italia nelle scorse settimane rischia ora di arenarsi nelle secche dell'udienza preliminare. Pare impossibile, ma si tratta del procedimento contro Ciro Grillo e tre suoi amici accusati di aver violentato una ragazza nell'estate di due anni fa. Una vicenda che ha scosso il Paese, ancora di più dopo il video di Beppe Grillo, e ha diviso il Palazzo. Ora davanti al gup di Tempio Pausania è in corso l'udienza preliminare: entro l'anno il giudice dovrà decidere se rinviare a giudizio i quattro giovani che avrebbero oltraggiato una seconda ragazza sprofondata nel sonno sul divano di casa Grillo, dopo una lunga serata trascorsa nei locali della Costa Smeralda.
Ora il procuratore della repubblica di Tempio Pausania lancia l'allarme, affidando le sue preoccupazioni all'Adnkronos: la pm che con lui ha indagato e ricostruito questa bruttissima vicenda se n'è andata altrove. Non se n'è accorto nessuno, ma spenti i riflettori e finito il clamore, ha traslocato. Non è più a Tempio Pausania ma alla procura dei minori di Sassari. Nulla di irregolare, o peggio, l'ombra di un qualche complotto per rallentare l'azione dei pm.
No, è tutto in linea, ma questo rende ancora più avvilente la storia che dimostra la fragilità del sistema: davanti al gup Caterina Interlandi ci sarà solo il procuratore Gregorio Capasso. Laura Bassani, ormai, è altrove. E difficilmente il magistrato potrà chiedere aiuto ai suoi sostituti: «Oltre al sottoscritto, sono in servizio su sei sostituti previsti in pianta organica, solo due colleghi di prima nomina, mentre un terzo magistrato proveniente da Verona terminerà la sua esperienza a Tempio nel novembre prossimo».
Insomma, siamo davanti a un quadro complicato, con una scopertura del 50 per cento e forze esigue a contrastare la criminalità e il malaffare. Senza contare che mancano i dirigenti e il personale amministrativo. È l'Italia che arranca e che spesso, per una ragione o per l'altra, accumula ritardi intollerabili nell'andare a sentenza.
Nessuno, naturalmente, ci avrebbe fatto caso se non ci fosse stata questa coincidenza e questo incrocio con le prime pagine e un fascicolo che ha provocato una valanga di prese di posizione, commenti e critiche.
Ora è fin troppo facile ipotizzare manine e manovre dietro le quinte del Csm per far scalare le marce ad un procedimento che mette in grave imbarazzo il fondatore del Movimento e vincitore delle ultime elezioni politiche. Ma la realtà è spesso più modesta e l'esperienza insegna che le sedi periferiche, poco ambite e normalmente lontane dalle grandi direttrici, navigano spesso in acque agitate. E devono fare i conti con la penuria di mezzi e di uomini.
Capasso aveva giocato la carta del posticipato possesso, insomma aveva cercato di trattenere il suo braccio destro a Tempio ma il Csm non gli ha dato retta. E anche questo, se non si vuole per forza accreditare una lettura maliziosa, rientra purtroppo nella norma. Come sottolinea qualche consigliere che non vuole esporsi in prima persona nell'afa di agosto. E nessuno ha messo in evidenza la delicatezza del passaggio.
Tutto nella norma, ma tutto stride.
Il procedimento, che già non correva prima, rischia di incepparsi e di prendere colpi. Quasi una beffa, nelle settimane in cui dovrebbe finalmente decollare il piano, voluto dall'Europa, per rendere più efficiente il lavoro delle toghe.
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