«La mia identità di genere è nata insieme a me. È stato un processo molto naturale». Wladimiro Guadagno, 56 anni, in arte Luxuria, è stato il primo transgender ad essere stato eletto al Parlamento italiano.
Come hanno reagito i suoi cari di fronte al suo coming out?
«Gli amici veri mi hanno sempre appoggiato. La famiglia, invece, inizialmente non ha reagito bene. Non condanno mio padre perché lui è figlio della sua generazione. Pure mia mamma pensava che fosse per colpa del modo in cui mi aveva educata. Col tempo ho capito che anch'io dovevo fare dei passi avanti. Non è stato facile ma, grazie anche alle mie sorelle, oggi considero i miei genitori i miei principali alleati».
E dopo il coming out?
«Ho avuto un po' di porte chiuse a scuola, ma soprattutto nella Chiesa. Facevo il chierichetto nella parrocchia della mia città, Santo Stefano, a Foggia, e il mio sacerdote, durante una confessione, mi disse che, se volevo continuare a frequentare la chiesa, dovevo reprimere la mia parte femminile. Per un certo periodo di tempo l'ho fatto, ma sono diventata una persona cupa e invidiosa. Per un po' ho abbracciato il buddismo, ma poi, una serie di frati e sacerdoti mi hanno spiegato che anch'io sono figlia di Dio, proprio così come sono. È iniziato un processo di riavvicinamento alla Chiesa e, ora, mi definisco una donna transcattolica. L'ultima volta, durante l'omelia, un sacerdote ha voluto che leggessi dall'altare la preghiera dei fedeli e, poi, ha chiesto a tutti di ripetere per tre volte: Dio mi ama così come sono. Se fossi nata in Afghanistan, ora rischierei di essere uccisa per la mia identità sessuale.
Cosa pensa di Bergoglio?
«Il papa una volta disse: Io non sono libero di andare a mangiare una pizza da solo la sera. Per me, quella frase voleva dire: Non posso sostenere fino in fondo tutto ciò che vorrei dire. Sono stanca di pensare che la Chiesa sia nostra nemica. Omosessuali e trans credenti vorrebbero conciliarsi e tanti sacerdoti fanno anche da ponte tra i gay e le loro famiglie».
L'Italia è un Paese razzista e/o omofobo?
«Credo che la gente perlopiù sia spaventata. Penso alle unioni civili contro le quali sono stati organizzati dei Family Day. Una volta approvate la gente si è resa conto che noi non abbiamo tolto nulla a nessuno. Credo che lo stesso succederà con il ddl Zan».
In tivù lei si è trovata meglio in Rai sia o in Mediaset?
«Mi danno un po' fastidio tutti questi integralisti di sinistra che, quando andavo ospite nelle trasmissioni Mediaset, dicevano che andavo ad arricchire Berlusconi. Quelle forme di integralismo non mi sono mai piaciute».
Le manca il Cavaliere?
«Sì, manca e probabilmente, in alcuni momenti è stato anche eccessivamente demonizzato. Manca perché, secondo me, il centrodestra avrebbe bisogno di un po' di forza nella parte di centro. Salvini e Meloni ok, però, credo ci siano tanti elettori del centrodestra che vorrebbero avere come rappresentati delle persone più moderate e sicuramente Berlusconi lo è».
Qual è il suo più grande rimpianto?
«Ho pagato 50 euro per vedere uno spettacolo di Beppe Grillo. Era il 2006 e si era appena saputo della mia candidatura e lui, dal palco, disse: Dove andremo a finire con Rifondazione che candida i travestiti?.
Lui forse non sapeva che io ero in sala e il mio più grande rimpianto è stato quello di non aver avuto la forza di alzarmi in piedi e dire a quel Beppe Grillo: Guarda che quel travestito sono io e ho dovuto addirittura pagare per sentirmi insultare».
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