Dalla grotta allagata al calcio. Il sogno spezzato di "Dom"

Trovato morto il 12enne capitano della squadra salvata in Thailandia nel 2018. Era in un'accademia nel Regno Unito

Dalla grotta allagata al calcio. Il sogno spezzato di "Dom"

Duangpetch Promthep, soprannominato Dom, uno dei tredici ragazzi salvati dalla grotta thailandese di Tham Luang nel 2018, è morto in Inghilterra. La sua storia, e quella degli altri giovani calciatori della squadra di calcio «Wild Boars» intrappolati, aveva lasciato con il fiato sospeso il mondo intero. Le cause non sono ancora chiare. Domenica il diciassettenne è stato trovato privo di sensi nel suo dormitorio nel Leicestershire e portato di corsa in ambulanza al Kettering General Hospital, dove è morto martedì.

L'annuncio della scomparsa è arrivato solo ieri, dopo che sua madre ha informato il Wat Doi Wao, il tempio che il giovane frequentava nella sua città natale a Chiang Rai e che sui social ha diffuso la notizia. «Possa l'anima di Dom riposare in pace», si legge nel post, accompagnato dalle immagini della squadra di calcio insieme ai monaci. Promthep ha studiato alla Vachiralai Bee School di Chiang Mai prima di trasferirsi nel Regno Unito, dopo aver vinto una borsa di studio per entrare a far parte della Brooke House College Football Academy di Market Harborough. Da sempre appassionato di calcio, il suo account Instagram era spesso accompagnato dall'hashtag #footballismylife.

«Oggi il mio sogno si è avverato, sarò uno studente di calcio in Gran Bretagna», ha scritto Dom sui social media nell'agosto scorso, poco prima di partire per la nuova avventura. «Sono grato a tutti coloro che hanno contribuito a questo sogno e prometto che farò del mio meglio». «Mi hai detto di aspettare e vederti giocare per la nazionale. Ho sempre creduto che lo avresti fatto», ha scritto su Facebook Prachak Sutham, sue ex compagno di squadra intrappolato nella grotta con lui nel 2018. «Quando ci siamo incontrati l'ultima volta prima di partire, ti ho detto scherzosamente che al tuo ritorno avrei dovuto chiederti un autografo. Dormi bene, mio caro amico. Saremo sempre in tredici insieme».

I piccoli calciatori e il loro vice allenatore sono sopravvissuti per 18 giorni rimanendo su una lingua di terra rimasta quasi all'asciutto, a circa tre chilometri di distanza dall'entrata di Tham Luang e a ottocento metri di profondità. Per uscire, con l'aiuto di sommozzatori esperti - thailandesi e stranieri -, hanno affrontato un lungo percorso fatto di immersioni e vie molto impervie. Tra queste un passaggio chiave a due terzi della strada, ovvero un restringimento del condotto di meno di quaranta centimetri di diametro. Durante il loro salvataggio ha perso la vita Saman Gunan, l'ex incursore del gruppo d'élite della marina thailandese, morto per mancanza di ossigeno mentre stava partecipando alla preparazione della missione di recupero.

L'incredibile storia è oggi è raccontata dalla serie Netflix «Thai Cave Rescue» e dal film hollywoodiano «Thirteen lives», che di certo non si aspettavano una fine così tragica per il giovane calciatore dei «Cinghialotti».

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