Ha fatto perdere le sue tracce da due giorni il tycoon cinese Guao Guangchang, il cui patrimonio personale è stimato da Forbes in sette miliardi di dollari. Il quarantottenne industriale pare sia stato visto in compagnia di alcuni agenti di polizia nei pressi dell'aeroporto di Shanghai, in Cina, ma la notizia non è stata confermata.
Ribattezzato il «Warren Buffett cinese», Guangchang è fondatore della Fosun, quotata dal 2007 alla Borsa di Hong Kong (sospese ieri le contrattazioni) e soprattutto partita dal settore farmaceutico è finita poi per controllare colossi come Club Med e la stessa rivista internazionale di business Forbes. Due le possibili piste seguite al momento: secondo quanto trapelato dalla rivista Caixin, potrebbe essere stato contattato dalle autorità per collaborare a un'indagine, così come riportato anche dalla Bbc, ma si esclude che sia indagato. La Fosun sul punto ha diffuso una nota del vicepresidente Liang Xinjun sostenendo che la sospensione in Borsa è stata decisa «in attesa di un annuncio che conterrà informazioni importanti». Il passaggio relativo all'acquisizione del Club Med, datato all'inizio del 2015, potrebbe però essere un elemento significativo: Fosun ha investito infatti circa 30 miliardi di dollari per operazioni di acquisizioni all'estero, portando a casa un attivo di 55 miliardi (dati del giugno 2015). La multinazionale era nata nel 1992 per volontà dello stesso Guao a Shanghai, ma ben presto era riuscita a ramificarsi in diversi settori, come il commercio al dettaglio, i media, il turismo. Un secondo filone potrebbe riguardare il megascandalo relativo alla lotta alla corruzione, che lo scorso anno ha decapitato vertici significativi della nomenklatura cinese, Zhou Yongkang, ex membro del potentissimo Comitato permanente dell'ufficio politico del Partito Comunista. La tangentopoli cinese dall'estate del 2014 lo ha coinvolto in maniera diretta: suo figlio e sua suocera avrebbero nascosto un patrimonio di qualche miliardo di dollari, in gran parte accumulato nel settore del petrolio e del gas, in complicità con la più grande azienda di petrolio e gas della nazione, la China National Petroleum Corporation.
È la prima volta in assoluto che in Cina un membro anziano del partito è sottoposto a una procedura simile. La sua influenza nella provincia di Sichuan è stata al centro delle indagini sin dai primi mesi dello scorso anno, quando alcuni media americani lo misero al centro di alcune inchieste da cui emergeva che suo figlio favoriva contratti di vendita di attrezzature per giacimenti petroliferi statali, installando migliaia di stazioni in tutta la Cina. La Cnpc è il più grande produttore di petrolio e di gas, oltre che essere uno dei principali fornitori di servizi di petrolio del mondo, con punti vendita in settanta Paesi in Africa, Asia Centrale-Russia, Sud America, Medio Oriente e bacino Pacifico. Produce il 53 per cento del greggio totale cinese, il 74 per cento del fabbisogno di gas naturale in Cina, grazie a quasi 20mila stazioni di servizio nazionali. Conta su 66mila chilometri di condutture domestiche, compresi 16369 km per il petrolio greggio (quasi il 67 per cento del totale della Cina), 40995 km per il gas naturale (77% della Cina) e 9.437 km per i prodotti petroliferi (48% della Cina).
Quale dunque il legame con il tycoon scomparso? Al momento si sa solo che Guao in passato non solo ha
ammesso pubblicamente di considerarsi un discepolo del finanziere americano Buffet, ma non ha risparmiato aspre critiche al sistema finanziario cinese, guidato dai desiderata di una ristrettissima cerchia di banche pubbliche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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