La caccia al Nordio è ufficialmente aperta. Con tanto di foto segnaletica sulla prima pagina della Gazzetta del Lynch Mob: un mascherone deforme, metà caricatura del Guardasigilli e metà di Silvio Berlusconi (in qualità di Uomo Nero), con gli occhi vuoti, quasi glieli avessero strappati.
E l'appello al mob: «Vergogna Nordio, firmate la petizione per cacciarlo». Il tutto, come si può dedurre dall'elegante understatement che ricorda i propagandisti bellici della tv russa, sul Fatto Quotidiano, foglio che non si rassegna alla tragedia di aver perso un ministro del calibro di Dj Fofò e di vedere al suo posto un gentiluomo garantista (e per di più ex magistrato) come Carlo Nordio.
L'intervento in aula del Guardasigilli, con le sue acuminate punte di ironia contro il consueto circo dei manettari di professione ammantati di «antimafia», e con il suo richiamo al Parlamento a scuotersi e non restare «supino» rispetto alle invasioni di campo di altri poteri, e a mettere finalmente argine all'abuso delle intercettazioni che ci rende «una democrazia dimezzata», ha fatto saltare i nervi a molti. Soprattutto nella sinistra giustizialista e filo-grillina, e ovviamente tra i pm di assalto. Ieri facevano la fila in tv e sui giornali per inveire un ministro che vorrebbe ripristinare un certo grado di civiltà del diritto anche in Italia. Il procuratore di Trapani Paci lamenta: «Nordio ci tratta come associazione a delinquere» e poi sfida «la politica» ad «elevare la privacy a valore assoluto» contro le intercettazioni ad libitum. Il solito Nino Di Matteo dice che la colpa del Parlamento non è di essere «supino» ma anzi di «averci ascoltato troppo poco». Poi i 5S sono ovviamente scatenati: «Con la logica di Nordio - dice il capogruppo Silvestri - non avremmo (chi, lui e Conte? ndr.) mai preso Messina Denaro». Sorvolando sul piccolo particolare che ad acchiappare il boss non sono stati i pm-celebrity, sempre molto occupati nei talk show o in politica, e a inseguire arzigogolati complottoni in inchieste poi naufragate in tribunale. Ma i Ros (messi a suo tempo sotto processo dopo aver catturato Riina) e magistrati allergici al protagonismo mediatico come Paolo Guido, che guarda caso non volle firmare le conclusioni dell'inchiesta sulla presunta trattativa Stato-mafia, perché in disaccordo con l'impianto accusatorio dei colleghi. Ai grillini e al Fatto si allineano subito i rossoverdi di Bonelli & Fratoianni e molti del Pd: «Nordio dice parole in libertà», dice Peppe Provenzano. Mentre il candidato lombardo Majorino asserisce che «la guerra anti-intercettazioni del ministro è assolutamente preoccupante». In difesa di Nordio e del suo «coraggio» c'è il Terzo Polo con Enrico Costa, e il radicale Riccardo Magi, che lo incita a «tradurre le parole in fatti», e mette in guardia dalle possibili «crepe» nella maggioranza sul garantismo.
E c'è chi fa notare come, con puntualità da manuale, siano improvvisamente comparse sui soliti quotidiani (ieri su Repubblica) raffiche di intercettazioni, prive di interesse processuale ma ricche di «colore», contro esponenti nazionali di FdI.
Sembra quasi, ad essere sospettosi, un segnale: abbiamo intercettazioni per tutti i gusti. Vedete voi. Dall'impegno con cui governo e maggioranza sosterranno il tentativo di Nordio di ripristinare un po' di civiltà del diritto in Italia si capirà se il messaggio è andato a segno o no.
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