La guerra degli Usa al vino: si scriva che è cancerogeno

Il capo della sanità americana chiede l'avviso sulle etichette. E in Borsa crollano i marchi degli alcolici

La guerra degli Usa al vino: si scriva che è cancerogeno
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Il 2025 potrebbe essere davvero l'annus horribilis del vino. Come se non bastassero le leggi sempre più punitive per chi guida sotto l'effetto dell'alcol (provvedimenti giusti ma che hanno terrorizzato molti automobilisti spingendoli a sbianchettare del tutto il consumo di alcolici a cena), arriva ora dagli Stati Uniti il monito del Surgeon General, il responsabile esecutivo della sanità Usa, che chiede etichette su tutti gli alcolici che avvisino del rischio cancro legato al loro consumo. «L'alcol - avverte Vivek Murthy - è la terza causa prevenibile di tumori negli Stati Uniti. Le avvertenze sanitarie sugli alcolici dovrebbero essere aggiornate per includere un avviso sul rischio cancro». Non solo, secondo Murthy «anche i limiti raccomandati per il consumo di alcol dovrebbero essere rivalutati alla luce dell'aumentato rischio di tumori».

Naturalmente si tratta al momento di una mera raccomandazione. Che però è rimbalzata in ogni angolo del mondo, creando un effetto panico tra i produttori di alcolici. Un primo assaggio di quello che questo annuncio potrebbe comportare lo ha avuto ieri il gruppo italiano Campari, che nel 2023 ha venduto per oltre 2,9 miliardi di dollari e che ha negli Stati Uniti il suo primo mercato, ha visto ieri arretrare i suoi titoli del 3,8 per cento. Stesso risultato a Parigi per Rémy Cointreau, che ha ceduto il 3,7 per cento.

Secondo il rapporto Murthy il consumo di alcol negli Stati Uniti risulta essere la terza causa evitabile del cancro, dopo il tabacco e l'obesità. In particolare è stato stimato che nel 2019 96.730 casi di cancro sono risultati correlati al consumo di alcolici, per 42.400 casi sugli uomini e 54.330 sulle donne. Ciò vuol dire che in dieci anni all'incirca un milione di casi di cancro negli States si sarebbero potuti prevenire evitando gli alcolici. Il rapporto ha messo in evidenza che nelle donne il consumo di alcol è correlato con il cancro al seno, con una stima di 44.180 casi nel 2019, pari al 16,4 per cento dei circa 270.000 totali casi di cancro al seno tra le donne. A livello globale è stato stimato che 741.300 casi di cancro sono risultati correlati al consumo di alcol nel 2020 e 185.100 di questi casi erano legati al consumo di circa due drink al giorno o anche meno.

Attualmente l'etichetta sugli alcolici venduti negli Stati Uniti, introdotta nel 1988, mette in guardia solo dai rischi dell'alcol per le donne incinte e per chi si mette alla guida o usa macchinari. Soltanto il Congresso ha il potere di costringere i produttori ad applicare un'ulteriore avvertenza sui rischi per la salute e non è chiaro, al momento, se il nuovo Congresso a trazione repubblicana e la nuova amministrazione trumpiana sosterranno questa iniziativa piuttosto proibizionista e quindi poco in linea con l'ideologia (se vogliamo chiamarla così) del tycoon. Anche perchÉ con l'insediamento del presidente eletto, che avverrà il prossimo 20 gennaio, cambierà anche il Surgeon General, che diventerà Janette Nesheiwat, medico di famiglia e di emergenza ed ex collaboratrice di Fox News. Va detto che comunque gli Stati Uniti non sarebbero il primo Paese al mondo a prevedere un simile alert: già Islanda e Corea del Sud la prevedono, ma certo si tratta di mercati trascurabili per i nostri prduttori.

Prende le distanze dallo spauracchio americano l'infettivologo Matteo Bassetti, secondo cui «dal punto di vista dei rischi cancerogeni degli alimenti, quindi anche dell'alcol, gli ultimi che ci possono dare lezioni sono gli americani. Prima di scrivere cose contro il vino guardino a casa loro: gli Usa hanno una popolazione per il 50 per cento obesa, con tutto quello che significa per il rischio metabolico e neoplastico». Naturalmente Bassetti non nega il problema ma preferisce accusare chi ci fa la predica.

Anni fa Bassetti aveva polemizzato con l'immunologa Antonella Viola, che aveva detto che «il vino fa male». «Va bene mettere le etichette sul vino - aveva detto Bassetti allora - ma allora anche sulle bibite gassate ed energizzanti e poi anche sui cibi ultraprocessati».

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