Sulla questione dei brevetti il presidente Usa Joe Biden «ha aperto una porta», dice il premier Mario Draghi che certamente non intende richiuderla. Allo stesso tempo non considera quella della proprietà intellettuale la questione prioritaria che invece resta, anche per i prossimi mesi, quella della produzione che va incrementata. La sospensione dei brevetti è sul tavolo ma non è una soluzione a breve termine. Per superare l'emergenza pandemica, avverte Draghi, il primo passo è la rimozione del blocco delle esportazioni da parte degli Usa e del Regno Unito. «L'Europa esporta il 50 per cento della propria produzione - sottolinea il premier - Dà agli altri paesi la stessa quota che offre ai propri cittadini».
L'egoismo dei paesi produttori di vaccino viene stigmatizzato anche dal Santo Padre che invoca «uno spirito di giustizia che ci mobiliti per assicurare l'accesso universale al vaccino e la sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale». Dunque Papa Francesco si schiera decisamente a favore della sospensione dei brevetti: «Una variante di questo virus è il nazionalismo chiuso che impedisce l'internazionalismo dei vaccini».
Sulla sospensione dei brevetti l'Europa invece frena condizionata dal netto no della Germania ribadito ieri dalla cancelliera Angela Merkel. «Ho detto chiaramente, ancora una volta, che non credo che la liberalizzazione dei brevetti sia la soluzione per mettere i vaccini a disposizione di più persone», ribadisce la Merkel poco prima della conclusione del vertice di Oporto dicendosi convinta della necessità di tutelare le imprese perché «abbiamo bisogno della creatività e dell'innovazione». Insomma se non c'è profitto non c'è ricerca e per la Merkel si metterebbe a rischio anche la sicurezza dei vaccini. «È importante che i titolari dei brevetti monitorino la qualità dei prodotti, perchè i vaccini sono farmaci altamente sensibili», osserva la cancelliera.
E anche Draghi sposta l'attenzione sulla questione delle esportazioni. Il premier italiano sottolinea che la posizione di Biden «deve essere ancora capita nella sua completezza» riferendosi ad una scelta che appare in qualche modo contraddittoria: si chiede l'abolizione dei brevetti ma intanto non si esporta.
«Ci sono milioni di persone nel mondo che stanno morendo mentre ci sono case farmaceutiche che hanno ricevuto milioni su milioni. Ci si aspetta che diano qualcosa in cambio», dice Draghi pur sottolineando che una liberalizzazione temporanea, circoscritta, «non dovrebbe costituire un grande disincentivo alla produzione e alla ricerca che è quello che tutti temono», insistendo però su un aspetto: liberalizzare non si traduce automaticamente in «produrre» in sicurezza se manca il know how.
Alla fine dunque la Ue ha trovato un punto di convergenza: sollecitare le esportazioni da Usa e Uk. In linea con la posizione di Draghi anche il presidente francese, Emmanuel Macron e quello spagnolo Pedro Sanchez. Per Macron gli Usa devono togliere i divieti alle esportazioni di vaccini e componenti e «liberare le dosi». Per produrre di più occorre «trasferire le tecnologie». Sanchez chiede agli altri paesi europei di non lasciare agli Usa l'iniziativa sulle scelte globali per il vaccino.
Il premier Draghi però non crede che
l'annuncio di Biden rappresenti una mossa strategica per tagliare la strada a Cina e Russia sul mercato globale. La definisce addirittura «un'ipotesi buffa» perché non si tratta di avversari che possano «impensierire» gli Usa.
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