Chi pensava che la saga tragicomica della rimozione delle statue da rimuovere volgesse al termine dovrà ricredersi. Anzi, in questa pazza estate a stelle e strisce compare una nuova illustre vittima, peraltro a noi molto cara: Cristoforo Colombo. Già, proprio il grande navigatore genovese a cui si deve la scoperta del continente americano rischia di essere malamente ripudiato. L'esploratore, simbolo per gli italo-americani, è infatti considerato una figura controversa per il trattamento riservato ai nativi americani al momento dello sbarco nel nuovo continente ed è diventato l'obiettivo di manifestazioni e petizioni contro «i simboli d'odio e di divisione razziale» che vanno avanti da due anni e che si sono intensificate nelle ore successive ai tragici scontri di Charlottesville, dove tre persone hanno perso la vita durante una manifestazione di militanti anti afro-americani.
Anche se il dibattito su Colombo va avanti da secoli, le proteste sono improvvisamente esplose negli ultimi giorni. A Baltimora, in Maryland, una statua di Colombo eretta nel 1792 è stata distrutta a martellate. A Detroit, in Michigan, i manifestanti contro il suprematismo bianco hanno avvolto il monumento del 1910 all'esploratore in un drappo nero che, con un pugno del «black power», chiedeva apertamente: «Reclamiamo la nostra storia». A Houston, in Texas, una statua donata alla città dalla comunità italoamericana nel 1992, nell'anniversario dei 500 anni della scoperta, è stata imbrattata di vernice rossa. A Oberlin, in Ohio, il consiglio comunale ha addirittura approvato una risoluzione che abolisce il Columbus Day, sostituendolo con l'Indigenous People Day, la festa delle popolazioni indigene. Non solo. Statue di Colombo sono sotto accusa anche a Boston (Massachussetts), Columbus (Ohio) e a San Jose (California), dove già nel 2001 un uomo provò a distruggere con un martello il monumento in municipio.
Tira una brutta aria per il navigatore made in Italy anche a New York, dove il destino della statua alta 23 metri che domina Columbus Circle è in mano a una commissione istituita dal sindaco Bill de Blasio, peraltro di evidenti origini italiane. Tutta colpa di una dichiarazione della presidentessa del consiglio comunale Melissa Mark-Viverito, che l'ha inserita nella lista dei simboli da valutare. «Nei Caraibi in particolare a Portorico, da dove vengo si sta discutendo del fatto che non dovrebbero esistere monumenti a Cristoforo Colombo, considerando cosa significa per la popolazione nativa: l'oppressione e tutto quello che ha portato con sé», ha detto.
In soccorso alla statua, si è precipitata la comunità italo-americana della Grande Mela ma il dibattito è tutt'altro che chiuso. Povero Colombo, più facile convincere i reali spagnoli a farsi dare le Caravelle che il popolo a farsi amare.
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