«Un oltraggio morale». Questo sono, per il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, «una lunga fila di camion di aiuti umanitari bloccati da un lato dei cancelli e la lunga ombra della fame dall'altro. Questo è più che tragico. È un oltraggio morale», dice dal lato egiziano del valico di Rafah, la città a sud della Striscia dove sono accampati un milione e mezzo di palestinesi e che il primo ministro israeliano Netanyahu ha deciso sarà attaccata «anche senza l'appoggio degli Stati Uniti». Guterres, spiega di essere «venuto a Rafah per puntare i riflettori sul dolore dei palestinesi a Gaza», che da quasi sei mesi, da quando è esploso il conflitto, vivono «un incubo senza fine», «case demolite, intere famiglie e generazioni cancellate». Il segretario generale dell'Onu, che è tornato a condannare gli attacchi di Hamas, dice di farsi portavoce «della vasta maggioranza del mondo, che ha visto abbastanza», convinto che serva un cessate il fuoco immediato e inondare Gaza di aiuti, «perché la scelta è chiara: rivolta o fame».
Israele reagisce male decidendo, ancora una volta, che i riflettori vadano puntati sul numero uno dell'Onu e sulla sua cattiva influenza. Sotto la guida di Guterres - attacca il ministro degli esteri Israel Katz - le Nazioni Unite sono diventate un'organizzazione «antisemita e anti-israeliana che protegge e incoraggia il terrorismo». «Guterres ha incolpato Israele per la situazione umanitaria a Gaza - tuona il ministro - senza condannare i terroristi di Hamas-Isis che saccheggiano gli aiuti umanitari, senza condannare l'Unrwa che collabora con i terroristi e senza chiedere il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi israeliani».
È l'ennesima stilettata che il governo di Gerusalemme infligge al numero uno dell'Onu, mentre Hamas cavalca la rabbia denunciando un nuovo raid israeliano con 19 vittime sui palestinesi in coda per i beni di prima necessità nei pressi della città di Gaza. Israele spiega di non aver compiuto alcun attacco aereo nell'area o aperto il fuoco sulle persone e la guerra, ma le vittime a Gaza sono oltre 32mila.
Proprio alle Nazioni Unite, sulla guerra fra Hamas e Israele si è consumato da poche ore l'ennesimo scontro fra blocchi, dopo che Cina e Russia hanno posto il veto in Consiglio di Sicurezza a una risoluzione elaborata dagli Stati Uniti, che sottolineava «l'imperativo di un cessate il fuoco immediato e prolungato per proteggere i civili, consentire la consegna di assistenza e alleviare la sofferenza umanitaria». L'Onu non è ancora riuscita ad approvare un testo sulla sospensione dei combattimenti, dopo i tre veti degli Usa ad altrettante risoluzioni e altri due no di Mosca e Pechino.
Domani mattina una nuova risoluzione, stavolta appoggiata da Cina e Russia, sarà votata ma con molta probabilità bloccata dal veto di Washington perché, pur chiedendo un cessate il fuoco immediato e duraturo, non esprime sostegno al lavoro diplomatico in corso e secondo gli Usa potrebbe concedere spazio ad Hamas per abbandonare le trattative sugli ostaggi. Onu paralizzata, dunque, nonostante tutti siano d'accordo sulla necessità di una tregua. E la guerra continua.
L'operazione all'ospedale Al Shifa di Gaza, dove l'esercito israeliano dice di aver ucciso 170 miliziani di Hamas e catturato 800 sospetti, andrà avanti fino a che «l'ultimo terrorista sarà nello nostre mani, vivo o morto», promette l'Idf.
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