Hamas umilia gli ostaggi liberati. Bibi: "Crudeltà inimmaginabile"

Schiacciati dalla folla, tra urla e fischi. Ira Ben Gvir. Netanyahu congela il rilascio di 150 palestinesi, poi l’ok. Scarcerato anche il super terrorista Zubeidi

Hamas umilia gli ostaggi liberati. Bibi: "Crudeltà inimmaginabile"
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Sono stati momenti di terrore e di cruda violenza. Così i rapiti israeliani, che ieri avrebbero dovuto percorrere la strada verso la libertà, sono tornati a casa dopo un anno e quasi quattro mesi di crudele sequestro. Il Paese è sotto choc, Netanyahu ha parlato di «immagini sconvolgenti», della «crudeltà di Hamas» e ha fermato per diverse ore l'accordo per la liberazione dei 150 carcerati palestinesi, fino a ricevere l'assicurazione, chissà quanto realistica, che non succederà di nuovo.

Arbel Yehoud, 28 anni, smagrita, con gli occhi sbarrati, è stata sommersa da una folla impenetrabile, ondeggiante, urlante, che le si stringeva intorno mentre il suo viso di ragazza si faceva sempre più bianco e passo passo conquistava la strada fra armati di Hamas verso l'auto della Croce Rossa, e la gente di Gaza, punteggiata di armati della Jihad Islamica e di Hamas, pieni di odio, inneggiava a Sinwar a Khan Yunis, davanti alle rovine della sua casa. Anche Gadi Moses, 80 anni, icona del sionismo kibbutzista classico, agricoltore e nonno ideale, è stato per più di mezzora invisibile, inghiottito nella impossibile strada fra ali di odio costruite per dimostrarsi padrona del campo.

Ma Gaza in realtà ha solo mostrato quanto inaffidabile sia ogni accordo con i gruppi che la dominano e con la popolazione allevata nella più cieca aggressività verso gli ebrei, specie quando sono inermi, come si è visto il 7 ottobre. La giornata di ieri è stata, invece che una cesura, il seguito di quel giorno terribile in cui furono uccisi 1200 abitanti dei kibbutz e 251 furono rapiti. Ora ne restano 68 fra vivi e morti che dovrebbero tornare a casa, se funzionerà, un cessate il fuoco in tre fasi di cui è in corso la parte in cui si devono riconsegnare 33 rapiti. Lunedì, mentre Netanyahu volerà a Washington da Trump, il primo invito a un premier straniero, si comincerà a discutere la seconda fase, mentre Ben Gvir e Smotrich attaccano il premier e il secondo minaccia di far cadere il governo.

Otto persone ieri hanno intanto ritrovato in maniera contorta, scioccante, pericolosa, la strada della libertà, tre israeliani e cinque lavoratori thailandesi. Per prima, in maniera relativamente conforme alle restituzioni precedenti, verso le 10 di mattina è stata consegnata alla Croce Rossa Agam Berger, vent'anni. Hamas l'ha vestita da soldato anche è se stata rapita in pigiama e poi sottoposta a privazioni e violenze, e l'ha costretta a salutare con la mano la folla agitata. Sullo sfondo una cartina di Israele denominata «Palestina». Molte le bandiere nere della Jihad Islamica e quelle palestinesi oltre a quelle di Hamas. Fra le rovine di Khan Yunis, Arbel Yehud e Gadi Moses hanno attraversato un momento di estremo pericolo di vita mentre i cinque thailandesi venivano avviati al confine. In cambio dei rapiti e mentre si spera che sabato si avrà un'altra liberazione, escono dalle carceri i criminali palestinesi scambiati, 30 a civile e 50 a soldato: ci sono molti grandi terroristi come Zakaria Zubeidi, Mahmoud Atallah e Ahmed Barghouty con decine di ergastoli, assassinii plurimi che hanno fatto esplodere autobus, caffè, pizzerie, ucciso bambini.

In una foto inconsueta e sorridente l'emissario di Trump per il Medio Oriente Steve Witkoff si è mostrato ieri con il ministro dissenziente Smotrich e il braccio destro di Netanyahu, Ron Dermer, proveniente dall'Arabia Saudita: vuole rafforzare la determinazione a tenere in piedi l'accordo. È andato anche ad aspettare i rapiti personalmente: Trump ci tiene. Dell'accordo desiderato dagli Usa e delle mosse necessarie per garantire a Israele che Hamas non sopravviverà Bibi parlerà con Trump.

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