Joe Biden si appresta ad aprire la Convention democratica in una Chicago blindata per passare il testimone a Kamala Harris, colei che rappresenta il futuro del partito e viaggia con il vento in poppa grazie all'entusiasmo del popolo dell'Asinello e ai sondaggi che ne suggellano il successo. Mentre Donald Trump inizia ad aleggiare la teoria di una kermesse «truccata», argomento che potrebbe utilizzare per contestare l'esito delle elezioni, se dovesse perdere.
Harris arriva nella città dell'Illinois dopo un tour in autobus insieme al vice Tim Walz nello stato chiave della Pennsylvania, forte dell'ultima proiezione di Washington Post, Abc News e Ipsos, secondo cui è in vantaggio a livello nazionale per 49% a 45% contro il tycoon (all'inizio di luglio il candidato repubblicano era al 43%, un punto avanti a Biden, al 42%). E tutto è pronto per il via della Convention questa sera: sul palco oltre al presidente e alla first lady Jill Biden salirà l'ex segretario di stato Hillary Clinton, mentre durante il discorso dell'81enne presidente al suo fianco è attesa anche Harris, pronta a raccogliere la torcia per combattere quella che definiscono la minaccia alla democrazia posta da Trump. Intorno all'United Center la sicurezza è rafforzata in vista delle decine di migliaia di persone pronte a invadere la città per protestare e fare pressione sul partito democratico affinché fermi la guerra a Gaza. La coalizione che le organizza, March on the Dnc, include più di 200 gruppi pro-palestinesi, anti-guerra e organizzazioni di estrema sinistra. I negozi si stanno organizzando in vista delle due grandi manifestazioni in programma oggi e giovedì, in chiusura della kermesse: temendo il ripetersi dell'incubo del 1968, quando i manifestanti contro la guerra in Vietnam si scontrarono con la polizia in un'esplosione di violenza senza precedenti proprio durante la Convention dell'Asinello, le vetrine sono state rafforzate con pannelli di legno e molte attività hanno concesso ai loro dipendenti di lavorare da casa durante l'intera settimana. Come nel 1968 ci saranno proteste contro la guerra, e come allora c'è stato un sorprendente cambio della guardia tra i leader dem (in quell'occasione, però, il presidente Lyndon Johnson annunciò che non si sarebbe ricandidato mesi prima della kermesse, mentre Biden si è ritirato solo il mese scorso). Tuttavia, esperti e veterani del movimento di protesta degli anni Sessanta ritengono che le differenze superino di gran lunga le somiglianze. «Siamo pronti per questo momento», ha detto ieri il sindaco di Chicago Brandon Johnson, assicurando che la polizia sta lavorando con i servizi segreti e altre agenzie per garantire un evento «sicuro e pacifico», e smorzando i timori che possano ripetersi gli scontri del 1968. Mentre il governatore dell'Illinois J.B. Pritzker ha sottolineato che le proteste pianificate saranno consentite a patto che rimangano pacifiche: «Se ci sono dei facinorosi, verranno arrestati e condannati».
Trump, da parte sua, lancia un suo contro-programma: oggi sarà di nuovo in Pennsylvania, a York, per un comizio con il suo vice JD Vance, e nei giorni successivi terrà eventi elettorali in altri stati chiave. Nel frattempo, rilancia l'attacco contro la Convention «truccata» dei dem, conseguenza di un colpo di stato contro Biden, e contesta la legittimità di Harris per essere entrata in gara senza un voto della base, dopo che il comandante in capo aveva stravinto le primarie.
Ma continua pure a definire l'avversaria «una comunista radicale che distruggerà il nostro Paese» attaccandola sui consueti temi, dall'economia all'inflazione passando per l'immigrazione, su cui ribadisce i suoi fallimenti nella gestione del dossier, e definisce i migranti illegali «mostri selvaggi».
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