
«Mentre dormivate, ci sono stati degli sviluppi...». I passeggeri di un volo internazionale che avrebbero dovuto atterrare ieri a Heathrow hanno saputo così, dall'annuncio del comandante, che ieri non avrebbero messo piede sul suolo inglese. Un grosso incendio scoppiato la notte di giovedì nella sottostazione elettrica di Hayes, una cittadina nell'area ovest di Londra, a venti minuti di auto dal secondo più grande aeroporto d'Europa aveva tolto la corrente a migliaia di abitazioni e mandato completamente in tilt lo scalo aereo. Più di 20mila litri di olio avevano preso fuoco in un trasformatore, richiamando sul posto 70 vigili del fuoco che alle 8 di mattina di ieri avevano dichiarato l'incendio «sotto controllo», sebbene centinaia delle abitazioni della zona fossero già state evacuate.
Lo scenario più scioccante però, era quello dell'aeroporto di Heatrow, costretto a chiudere per 24 ore. Più di 1.350 voli (di cui 120 in aria quando è stata annunciata la chiusura) cancellati o deviati su altri scali, danni previsti per miliardi e due dei quattro Terminal (T2 e T4) completamente privi di elettricità fino a tarda mattinata. Quasi 300mila i passeggeri rimasti a terra per un danno stimato che supera i 90 milioni di euro. Viaggiatori allo sbando lasciati senza informazioni (anche perché nell'immediato le notizie da dare erano veramente poche) che tentavano disperatamente di trovare una via alternativa per raggiungere la loro destinazione, mentre quelli dirottati su Parigi, Glasgow e altre città s'ingegnavano per far ritorno a casa, magari sborsando fino a 1.000 sterline per un biglietto last minute su voli diretti a London Gatwick. Anche il treno veloce Eurostar ha raddoppiato le corse in alcuni momenti della giornata per offrire supporto nell'emergenza, mentre nelle zone intorno agli aeroporti coinvolti dal problema alberghi, caffè e pub si affollavano di persone alla ricerca di un posto dove sedersi e rifocillarsi.
Le compagnie aeree, avvezze a gestire le normali complicanze, ma non certo la chiusura totale per 24 ore di un scalo per cui transitano ogni anno più di 80 milioni passeggeri e dove lavorano 90mila persone, non sapevano che pesci pigliare ed hanno dovuto fronteggiare passeggeri infuriati e impauriti, stanchi e affamati. Molti di loro si sono anche lamentati della totale carenza di personale aeroportuale, in grado di fornire assistenza per un emergenza che, dicono a Londra, in queste proporzioni non si vedeva dall'11 settembre 2001.
La National Grid, l'azienda che gestisce la rete elettrica nazionale, ha dichiarato che «tutti i sistemi di emergenza hanno funzionato, ma non sono sufficienti per garantire piena funzionalità all'aeroporto». Ed è proprio sulla funzionalità di Heathrow che ieri è intervenuta, con un commento durissimo, IATA, l'associazione internazionale del trasporto aereo. «Questo è un altro caso in cui Heathrow delude sia i suoi passeggeri che le compagnie aeree - ha infatti dichiarato il suo direttore generale Willie Walsh - com'è possibile che una simile infrastruttura dipenda completamente da un solo generatore di energia e che non sia prevista un'alternativa?».
L'interrogativo è stato girato al ministro per l'energia Ed Milliband che ha sottolineato come si sia trattato di un evento «insolito e senza precedenti».
«Non conosciamo le cause dell'incendio», ha aggiunto Milliband, mentre i media di tutto il mondo avevano già diffuso la notizia che a guidare l'inchiesta sulle cause dell'incidente erano state chiamate le forze antiterrorismo, che al momento non avevano riscontrato elementi che potessero far pensare ad una matrice terroristica. Ieri, in serata, l'annuncio da parte di Heathrow della ripresa parziale dell'attività, ma l'ipotesi che già oggi si possa tornare a volare normalmente è altamente improbabile.
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