Professor Enrico Michetti, al ballottaggio di Roma dove si presenta in vantaggio, teme una saldatura tra il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle?
«Incontro ogni giorno diversi elettori della Raggi che al primo turno hanno scelto di votare per me. Leggo analisi e previsioni molto lontane dalla realtà. A livello personale e di coalizione abbiamo tutte le carte in regola per vincere. Ho riscontrato grande affetto e attenzione da parte dei romani. Sono un candidato civico diverso dai miei competitor che hanno avuto responsabilità di governo cittadino o nazionale. Ma proprio per questo credo oggettivamente di poter rappresentare per i romani il cambiamento rispetto a chi già è stato visto all'opera».
Calenda non ha usato parole tenere verso di lei.
«Calenda? Può dire quello che vuole e votare chi vuole. Nessuno è proprietario del consenso degli altri. Ma lui sa perfettamente che il mio punto di forza è la competenza poiché nessuno degli altri candidati nella propria vita ha passato 30 anni assistendo i sindaci nelle procedure complesse e risolvendone i problemi. Evidentemente sta giocando una partita nazionale sfruttando l'occasione di Roma. Calenda si è presentato come alternativo alla sinistra e al sistema di potere del Pd. Tanti elettori, anche non di sinistra lo hanno votato in buona fede. Ora Calenda ha gettato la maschera e ha annunciato di sostenere Gualtieri. Sta tradendo tutto quello che ha finora sostenuto e sta cercando di consegnare il suo consenso al Pd. Sono certo che i cittadini non lo seguiranno».
Un dialogo con la Raggi?
«Io non chiudo le porte a nessuno. Mi ha chiamato per farmi i complimenti per l'ottimo risultato raggiunto, abbiamo parlato cordialmente. Chiaramente per me incontrarla è importante per capire lo stato dell'arte sui fascicoli più scottanti. Ho massimo rispetto per chi ha amministrato. Ci vuole collaborazione tra istituzioni. Durante tutta la mia campagna elettorale ho rispettato tutti, quindi mi posso permettere oggi di rivolgermi credibilmente a chiunque».
Ha fatto discutere la sua scelta di sottrarsi ad alcuni confronti.
«Ho partecipato più o meno a gli stessi confronti degli altri, soltanto che quando per legittime ragioni di agenda elettorale mancavano loro non faceva notizia, quando ad avere impedimenti ero io, andavo su tutti i giornali. Soltanto propaganda di basso profilo».
È soddisfatto del sostegno avuto dai partiti della coalizione?
«Molto soddisfatto e altrettanto grato. Meloni, Berlusconi, Salvini e Cesa e i dirigenti a livello territoriale, mi hanno sostenuto in pubblico e in privato senza farmi mancare nulla: dichiarazioni, eventi, incontri, risorse, idee. Mi sono sentito il candidato di una coalizione unita e pronta a governare».
Quali sono le tre priorità su cui vorrebbe lavorare da subito in caso di vittoria?
«Per prima cosa Roma va ripulita dai rifiuti nell'ambito di un'offensiva complessiva contro il degrado e per la sicurezza. Allo stesso tempo, si devono far ripartire gli investimenti pubblici e privati. Servono impianti sportivi, riqualificazione urbana e metropolitane. Soltanto con la cura del ferro si risolvono i problemi di traffico, inquinamento e parcheggio. E poi gli asili. Sono fondamentali per favorire le nascite e consentire ai genitori di conciliare famiglia e lavoro. Senza posti adeguati negli asili, molti rinunciano a fare un figlio o abbandonano la carriera. La parità tra uomo e donna si conquista più con gli asili che con i convegni a tema».
È davvero possibile governare Roma?
«È possibile rimettendo in modo
la macchina amministrativa e rendendola più efficiente e veloce. E poi si deve fare il pieno di risorse per superare gli anni di immobilismo. Vanno sfruttate tutte le opportunità come il Giubileo, l'Expo e le Olimpiadi».
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