“Non ritengo che ci siano le condizioni”. Così, Vito Petrocelli, presidente grillino della Commissione Esteri della Camera, ha motivato la sua scelta di non dimettersi dalla carica che ricopre.
Petrocelli era passato alle cronache la settimana scorsa dopo aver espresso voto contrario alla delibera sull'Ucraina approvata dall'Aula del Senato. Per tutta la giornata di oggi, sia da Fratelli d’Italia sia da Italia Viva è partita la richiesta di dimissioni. La renziana Laura Garavini, vicepresidente della commissione esteri del Senato, è stata tra le prime a chiederle, ma invano. Il leader (sospeso) del M5S, Giuseppe Conte, stamattina, intervenendo a Mattino 5, ha difeso il grillino ‘dissidente’: “Su Petrocelli non prenderò provvedimenti, nei lavori da presidente di commissione ha esercitato in modo imparziale il suo ruolo poi in Aula ha esercitato la sua scelta personale. Non ci sarà alcun provvedimento". Forte di queste parole, Petrocelli ha spiegato che, dopo essersi consultato con Conte, ha deciso “che le dimissioni non sono un gesto adatto perché il voto alla risoluzione non è voto di fiducia a governo, ma ricorda quanto è importante sia l'articolo 11 della Costituzione e si richiama ai principi fondamentali del Movimento".
Il pentastellato ha risposto alla Garavini assicurando di aver svolto un lavoro imparziale, in questi quattro anni e che tale lavoro “non verrà mai meno”, come testimoniano anche i suoi numero viaggi e missioni internazionali. Petrocelli, poi, ha annunciato la scelta, presa all'unanimità dall’ufficio di presidenza, di interrompere la collaborazione tra la commissione esteri del Senato italiano e quella Affari internazionali del Parlamento russo. Questo, però, non è bastato a frenare le polemiche. "Riteniamo che la cancellazione del Protocollo stilato nel 2019 non sia un elemento sufficiente”, ha detto la renziana Garavini riferendosi alla richiesta di dimissioni. E, parlando a nome del suo partito, ha aggiunto: “Riteniamo che il voto espresso dal presidente sia stato estremamente inopportuno e ci chiediamo come intenderà votare i decreti che arriveranno in aula prossimamente e che posizione avrà".
Molto duro anche il commento del capogruppo di FdI in Senato, Luca Ciriani, che sentenzia: “Non esistono voti di coscienza né posizioni personali, come appunto sostiene Conte, quando si rivestono incarichi e ruoli così delicati quale quello di presidente della Commissione Esteri”. Gli fa eco Marco Di Maio, vicepresidente del gruppo di Italia Viva alla Camera, che, con un tweet manda un messaggio eloquente al Pd: "Chi continua a volere Conte come alleato, rifletta".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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