"Ho visto il corpo di Alexei". Ipotesi funerale segreto

La mamma di Navalny: "Mi minacciano". La morte catalogata per "cause naturali". Le esequie non devono oscurare le presidenziali

"Ho visto il corpo di Alexei". Ipotesi funerale segreto
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Alla povera madre di Alexei Navalny, che da giorni si è trasferita oltre il gelido circolo polare artico per riavere almeno il corpo del figlio assassinato in prigione, è stato finalmente concesso di rivederlo. Lo ha fatto sapere lei stessa. Ma prima che qualcuno ne tragga conclusioni sbagliate, è utile sapere che le vessazioni del Cremlino ai suoi danni, e a quelli di tutti coloro che di Navalny avevano stima, non sono finite qui. Anzi. «Un funzionario mi ha guardato dritto negli occhi ha scritto Ljudmila Navalnaya su X e mi ha detto che se non acconsentirò a un funerale segreto faranno qualsiasi cosa vorranno al cadavere di Aleksei». La salma, intanto, non è stata restituita e il certificato di morte cita «cause naturali». Navalny, insomma, fa ancora paura, anche a dieci giorni dalla sua morte. Non solo perché un funerale pubblico costituirebbe un'occasione per i suoi seguaci di mostrarsi al mondo in pubblico. Ma anche perché si avvicinano quelle elezioni-farsa del 15/17 marzo in cui Putin ha già stabilito che dovrà essere incoronato per la quinta volta e nessuno deve disturbare lo show. Navalny non potrà più farlo di persona, ma chi ha raccolto il suo testimone ha promesso di non sprecare l'opportunità. Perché è vero che il voto per le presidenziali è ampiamente falsato in partenza (i due coraggiosi che avevano raccolto firme per candidarsi con un programma anti Putin sono stati estromessi con pretesti formali, e gli altri candidati ammessi sono solo dei figuranti tollerati dal regime), ma qualcosa si potrà comunque cercare di fare e il cosiddetto zar non ne sarà contento.

Lo ha detto chiaramente ieri Yulia Navalnaya, la vedova del leader politico e nuovo capo del suo movimento (che ieri assieme alla figlia ha incontrato Biden in California «il suo coraggio vive in voi» ha detto il presidente Usa riferendosi ad Alexei). Yulia ha invitato i russi stanchi del regime a fare quello che suo marito aveva chiesto: presentarsi tutti insieme ai seggi alla stessa ora, per dare pubblica manifestazione che l'opposizione nonostante la brutalità della repressione c'è. È il massimo che si può fare, visto che tutto è predisposto per assicurare un successo di Putin di dimensioni sovietiche, ed è poco e tanto allo stesso tempo. Secondo la Fondazione Navalny, l'Europa potrebbe però fare molto di più. Non riconoscere la validità del voto-farsa, per cominciare. E poi, come ha detto ieri intervenendo da remoto alla commissione esteri del Parlamento europeo il suo portavoce Leonid Volkov, sanzionare per davvero le 6-7mila persone che costituiscono «la spina dorsale del sistema di Putin, i suoi manager di medio livello, i suoi amici, i detentori dei suoi asset: abbiamo fornito un elenco completo già prima dell'invasione dell'Ucraina, ma non è stato fatto nulla. Il collasso del sistema Putin sarebbe il miglior monumento a Navalny».

Anche quello che è considerato il più valido erede politico e morale di Navalny, Vladimir Kara Murza, ha inviato ieri dal carcere in cui sconta 25 anni per reati d'opinione un video in cui esorta i connazionali simpatizzanti a «non cedere allo sconforto e a onorare i nostri morti continuando la battaglia finché la Russia sarà libera». Da ultimo (e non per caso): ieri l'ex presidente russo Dmitry Medvedev ha insolentito Yulia Navalnaya dicendo che «ora è contenta, guardatela come sorride, aspettava da anni di iniziare la sua carriera politica».

E lei, che non ha ancora nemmeno potuto vedere il cadavere di suo marito, ha risposto così: «Mandano volutamente avanti questo idiota perché possiate sfogarvi con lui. Ma io vi chiedo: non difendetemi da questa nullità, scrivete piuttosto ogni giorno che Putin ha ucciso Alexei».

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