Hong Kong, appello dei manifestanti a Trump

In migliaia al consolato Usa: "Presidente, salvaci". Arrestato di nuovo l'attivista Wong

Hong Kong, appello dei manifestanti a Trump

Un appello a Donald Trump. Perché «punisca» i funzionari di Hong Kong colpevoli di aver sottratto le libertà fondamentali nell'ex colonia britannica revocando i visti per gli Stati Uniti o addirittura congelando i beni da essi posseduti in terra americana. Il documento è stato consegnato dai manifestanti - che ieri hanno concluso il 14° fine settimana di protesta contro il governo di Carrie Lam - al consolato americano: una petizione rivolta al presidente degli Usa e al congresso di Washington a cui è stato sottoposta l'approvazione dell'«Hong Kong Human Rights and Democracy Act 2019». I manifestanti sono partiti dal parco pubblico Chater Garden nel quartiere degli affari e sono giunti a Garden Road sventolando bandiere americane ed esibendo uno striscione con scritto in inglese: «President Trump, please liberate Hong Kong» (presidente Trump, per favore libera Hong Kong).

Le proteste non sembrano scemare di intensità, malgrado la pioggia battente che ieri ha costretto i manifestanti a proteggersi ancora una volta sotto decine di migliaia di ombrelli e malgrado la governatrice Lam qualche giorno fa abbia formalmente ritirato il controverso disegno di legge sulle estradizioni in Cina, per protestare contro il quale ha preso il via la kermesse di manifestazioni che va avanti da giugno. Nel frattempo sul tavolo degli oppositori della Lam e delle ingerenze di Pechino a Hong Kong si sono accumulate molte altre istanze e loro sostengono che non vogliono rinunciare nemmeno a una di esse.

Continuano le proteste, cresce la reazione delle forze dell'ordine: ieri la polizia ha usato i gas lacrimogeni contro i manifestanti che avevano invaso le strade dei distretti finanziario, edificando barricate per rallentare la polizia che li seguiva, dipingendo graffiti su pavimenti e pareti con slogan di protesta e mettendo fuori uso le telecamere di sicurezza. Molti manifestanti sono stati arrestati. Così come è finito in manette di nuovo l'attivista Joshua Wong per violazione delle condizioni del suo rilascio su cauzione.

Wong era stato arrestato, poi liberato e qualche giorno fa si era recato a Taiwan per incontrare i politici e tenere discorsi sulla lotta per la democrazia di Hong Kong. Proprio al rientro dall'isola è stato fermato. A darne notizia lui stesso che ha anche precisato: «Dovrei essere rilasciato dopo un'udienza domani mattina», ovvero oggi stesso.

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