Hong Kong, scontri e arresti nel giorno di Tienanmen

Passa la legge in difesa dell'inno cinese. Diffuso il video sulle esercitazioni per l'invasione di Taiwan

Hong Kong, scontri e arresti nel giorno di Tienanmen

Come era facile prevedere, il divieto di tenere manifestazioni a Hong Kong per commemorare l'anniversario della strage di piazza Tienanmen del 1989 è stato violato da migliaia di persone in diversi punti della città. Ne sono seguiti scontri di piazza, nel corso dei quali la polizia ha fatto uso di spray urticante al peperoncino contro i dimostranti ed effettuato arresti. Era la prima volta in trent'anni che le veglie per ricordare le vittime della carneficina di studenti e oppositori del regime ordinata dalle autorità comuniste cinesi venivano proibite a Hong Kong, sia pure con la giustificazione di cautele sanitarie legate all'epidemia di coronavirus.

Il clima nell'ex colonia britannica sotto sovranità condizionata cinese è diventato molto aspro: Pechino sta facendo approvare nuove leggi che, con il pretesto delle garanzie per la sicurezza dei cittadini di Hong Kong, limiteranno presto in modo severo le libertà fondamentali di cui quegli stessi cittadini tuttora godono in base all'accordo del 1997 con Londra: la più detestata è quella approvata ieri con 41 voti a favore e uno solo contrario dal Parlamento locale - che imporrà il divieto di «offendere l'inno nazionale cinese» sotto pena di tre anni di carcere per i trasgressori (per «offendere» basterà molto poco: sarà obbligatorio impararlo a scuola, cantarlo e suonarlo nelle occasioni appropriate mantenendo una posizione solenne e senza permettersi di modificare in alcun modo il testo o la melodia).

Il divieto di manifestare in ricordo di Tienanmen è stato logicamente percepito da molti come un indigesto antipasto del piatto liberticida che Xi Jinping si appresta a servire a sette milioni di residenti della città. Da qui il mancato rispetto dei divieti: l'attivista Joshua Wong, una delle bestie nere del governo di Pechino, ha ricordato che una volta entrate in vigore le nuove leggi sulla sicurezza a Hong Kong, la semplice menzione dell'evento di commemorazione di Tienanmen sarà oggetto di un'azione legale. I comunisti cinesi vogliono metterci a tacere, ha detto Wong, lasciandoci solo «liberi» di mostrar loro assoluta fedeltà, ma non intendiamo rinunciare a essere liberi.

La sfida dei manifestanti si è svolta in fasi diverse. Nel tardo pomeriggio centinaia di persone hanno forzato le barriere poste davanti all'ingresso di Victoria Park, che era sorvegliato dalle forze dell'ordine. I dimostranti scandivano slogan ostili al regime comunista di Pechino: «Vendicare il 4 giugno», «Basta con il partito unico», «Democrazia in Cina ora». Altre manifestazioni non autorizzate hanno avuto luogo in diversi punti della metropoli. A Mong Kok, uno dei quartieri dove più spesso nel recente passato si erano svolte dimostrazioni anche violente, in serata la situazione si è fatta particolarmente tesa: agenti in borghese hanno fronteggiato i manifestanti che bloccavano una strada usando spray urticante e hanno arrestato almeno quattro persone. Un gruppo di dimostranti si è anche diretto verso l'ufficio di collegamento del governo cinese a Hong Kong, che era però protetto da un folto cordone di polizia. È stato cantato lo slogan indipendentista «Liberare Hong Kong, rivoluzione dei nostri tempi».

Mentre nella ex colonia britannica si tenta di salvaguardare le libertà residue, a Pechino si lavora per schiacciare quelle di un altro soggetto esterno che Xi intende assimilare con la forza: Taiwan, dove ieri l'anniversario di Tienanmen è stato ricordato dalla stessa presidente Tsai Ing-wen. Il governo cinese ha diffuso un video delle esercitazioni militari per l'invasione di «un'isola», che è ovviamente Taiwan.

Sono stati mostrati carri armati anfibi in grado di sbarcare sulle spiagge e passare all'attacco: un chiaro messaggio che ribadisce la volontà di una riunificazione che Pechino ha ormai cessato di definire pacifica. La maschera è gettata.

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