I benefici del "Contratto di produttività"

Luigi Einaudi, in pagine memorabili per la loro lucidità e attualità, ha scritto che l'imposta ottima non è quella che non distorce il mercato, perché ciò nella realtà non è possibile, ma quella che lo distorce in meglio

I benefici del "Contratto di produttività"

Luigi Einaudi, in pagine memorabili per la loro lucidità e attualità, ha scritto che l'imposta ottima non è quella che non distorce il mercato, perché ciò nella realtà non è possibile, ma quella che lo distorce in meglio, vale a dire l'imposta orientata alla produttività, che egli, al suo tempo, indicava con vari modelli storici. Il concetto-base è accrescere la componente del capitale umano rispetto al capitale materiale, adottando un esonero totale o parziale dal tributo quando col lavoro e l'intrapresa si accresce il rendimento del capitale fisico. Se si guardano i dati della crescita del Pil in Italia e il livello della disoccupazione in Italia, si nota una grande discrasia. La crescita del Pil supera il 4%, è la più alta in Europa, ma la disoccupazione è al 9% e il nostro tasso di inflazione supera il 2%, come se avessimo il pieno impiego. Del resto, in non pochi settori e casi vi è carenza di manodopera. La produttività in Italia è molto bassa rispetto all'impiego dei capitali fisici che sono utilizzati prevalentemente nei giorni feriali, nelle ore diurne, con pause e assenze. I pensionati, se decidono di lavorare in modo legale, sono costretti a pagare i contributi sociali per la nuova pensione anche se già ne hanno, mentre presumibilmente non sono in grado di usufruire della seconda, se non per pochissimi anni, in quanto il diritto alla pensione matura dopo 15 anni di contributi. Così mancano elettricisti e altri esperti, che potrebbero dare un prezioso contributo al lavoro qualificato. Aboliti i contratti della legge Biagi, i giovani che potrebbero fare un lavoro parziale parasubordinato non hanno modo di effettuarlo. La tassazione dei contratti a tempo parziale e di quelli a termine, volta a scoraggiarli, invece che generare lavoro col posto fisso, genera disoccupazione, perché l'epoca attuale è caratterizzata da fattori dinamici, che rendono spesso impossibili i contratti con il posto fisso. Le crisi aziendali , spesso, richiedono ristrutturazioni, che possono avere un buon risultato solo se si fanno contratti aziendali di produttività, con esonero quasi totale dalle imposte e con contributi sociali molto ridotti. Lo stato incasserebbe meno imposte e meno contributi, ma su una platea di lavoratori più ampia. E spenderebbe assai meno in casse integrazioni. Il lavoratore che sottoscrive un contratto di produttività, che comporta turni di lavoro nei giorni festivi e in orari serali e notturni, consentirebbe di massimizzare l'impiego degli impianti ma - per far sì che ciò sia conveniente all'impresa - dovrebbe contentarsi della retribuzione ordinaria. Ma avrà uno sconto fiscale che lo ripagherà della rinuncia. Il fisco recupererà il gettito con la maggiore occupazione, che crea più consumo.

Il sindacato aziendale, in tutto ciò, avrà un grande ruolo, costruttivo. Occorre sostituire il contratto di produttività al diritto garantito del reddito di cittadinanza, che è l'esatto contrario e genera nuova povertà.

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