I bergogliani rilanciano: "Troppo odio, serve impegno dei cattolici"

La costituzione di un "partito dei cattolici" continua a dividere gli ambienti ecclesiastici. L'ultimo rilancio è dei gesuiti de La Civiltà Cattolica

I bergogliani rilanciano: "Troppo odio, serve impegno dei cattolici"

Non si fa altro che parlare di "partito dei cattolici". La proposta non ha ancora assunto le fattezze di una certezza assoluta, pure perché le elezioni parlamentari europee sembrano troppo ravvicinate per potersi organizzare con tutti i crismi del caso, ma a leggere l'ultimo numero de La Civiltà Cattolica, storico periodico dei gesuiti, si apprende come per la parte progressista della Chiesa cattolica non ci sia più tempo da perdere.

Gli ideologi bergogliani, come vengono definiti da chi vuole evidenziare le analogie tra le riflessioni pubblicate su "la rivista più antica in lingua italiana" e la pastorale del pontefice argentino, hanno rilanciato mediante un duplice appello il tema dell'impegno dei cattolici in politica. Padre Antonio Spadaro, considerato lo "spin doctor" di papa Francesco e il politilogo, anch'egli gesuita, Francesco Occhetta hanno rigettato la rete in mare basandosi sull'appello di don Luigi Sturzo, quello indirizzato ai "liberi e forti" poco dopo la fine della prima guerra mondiale.

I "guardiani della rivoluzione", che è un'altra espressione in voga di questi tempi, sono per la discesa in campo. Soprattutto perché - dicono - nel Paese circola "troppo odio". "Oggi - scrive nella maniera più chiara possibile il padre gesuita deputato a occuparsi di politologia - rimane l’eredità di un partito riformatore, interclassista e aconfessionale, un partito «popolare» – antidoto a ogni populismo – basato sulla mediazione politica, il riformismo, l’iniziativa privata e la centralità delle autonomie locali...".

Se non è un invito alla costituzione di un rassemblement in grado di riproporre quello schema partitico e quelle istanze, cos'altro rappresenta l'analisi in questione? L'opinione di questi cattolici non è stata scalfita dall'analisi di chi, come il cardinal Gualtiero Bassetti o Pierluigi Castagnetti, vedrebbe bene l'istituzione di un "forum". che è una intenzione molto meno impegnativa. Anche la moglie di Romano Prodi, attraverso una lettera indirizzata a Il Corriere della Sera, ha svelato di preferire una "rete". Sì, magari perché il nome dell'ex presidente del Consiglio è stato posto accanto a quello di Enrico Letta quando si è trattato di capire chi avrebbe potuto prendere le redini del progetto. C'è movimento, insomma, ma permangono anche distanze che non sembrano colmabili.

A leggere padre Antonio Spadaro, invece, sembrerebbe che di dubbi sul da farsi ce ne siano pochi: "Abbiamo compreso - scrive il direttore - che è impossibile pensare il futuro dell’Italia senza una partecipazione attiva di tutti i cittadini. Per questo prendiamo spunto da un passaggio del discorso introduttivo del card. Gualtiero Bassetti alla sessione invernale del Consiglio permanente della Cei: «Ripartiamo, fratelli, da questo stile sinodale, viviamolo sul campo, tra la gente…»". Ma tutto ruota attorno a Bologna, che è la vera città simbolo chiamata a trovare la quadra. Monsignor Zuppi, arcivescovo del capoluogo romagnolo, sarà tra i relatori di un convegno promosso pure dal Partito Democratico.

Questi cattolici devono in fin dei conti decidere se sganciarsi o no dalla formazione fondata il 14 ottobre del 2007. Questa, sulla base dei nomi che circolano per la leadership e delle logiche pregresse, pare la domanda più complessa cui rispondere.Nelle parole dei gesuiti si intravede la volontà di tentare la mossa in solitaria senza troppe remore oltre che una critica al salvinismo imperante: "Pure il crocifisso - continua Spadaro - è usato come segno dal valore politico, ma in maniera inversa rispetto a quello che eravamo abituati: se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare, adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio, a volte pure con la complicità dei chierici".

Dove per 'chierici complici' bisogna intendere quegli ecclesiastici che hanno sposato la "linea dura" del Viminale sull'immigrazione.

Non si fa altro che parlare di "partito dei cattolici", ma quanto agitato fino a ora, stando alle difformità di vedute, potrebbe essere stato solo un "pourparler".

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