C'è qualcosa di paradossale nello stile questo governo.
Le forze «populiste» si sono sempre rappresentate dalla parte della legalità. Ricordiamo quando, nel 2013, al grido «onestà, onestà» i grillini provarono a eleggere presidente della Repubblica un vecchio simbolo della sinistra postcomunista, Stefano Rodotà, visto quale emblema del rigore. Eppure con il passare del tempo emerge con chiarezza come gli uomini al governo abbiano una visione autenticamente padronale del potere, che va dunque lottizzato, spartito, assegnato agli amici, tolto agli avversari. Le vicende della Rai sono emblematiche, ma per certi aspetti ancor più eloquente è quanto è successo attorno alla questione delle autostrade. Il vice primo ministro Luigi Di Maio, in effetti, si è espresso in termini molto espliciti contro ogni rinnovo delle licenze, incurante delle conseguenze che le sue parole potevano avere sulle borse e, soprattutto, sul destino di tante persone.
Durante la Prima Repubblica taluni uomini politici di primissimo livello sembra avessero in giro per il mondo fidatissimi gestori dei loro personali patrimoni, a cui segnalavano nell'imminenza di qualche dichiarazione cosa vendere oppure comprare. Sapevano che le loro parole potevano innalzare o affossare quotazioni e agivano di conseguenza. Quel mondo non c'è più, ma sembra non essere venuto meno il «vizietto» d'interpretare il ruolo del bullo di periferia. La polemica frontale di Di Maio nei riguardi del gruppo Benetton lascia intendere che se qualcuno non piace ai potenti di turno, questi può trovarsi in un angolo senza nemmeno una spiegazione.
Tale modo di fare, che al di là della retorica legalista fa un uso inaccettabile del potere, crea un orizzonte di incertezza che danneggia l'economia. Può darsi che Atlantia, a seguito di quanto emergerà dalle inchieste giudiziarie, non sia titolata a ottenere di nuovo le licenze autostradali, ma questo non può avvenire per decisione sovrana del signor Luigi Di Maio. Vi sono procedure ben precise da seguire: è bene che l'esercizio di questa o quella carica non ignori tutto ciò.
Quanti, all'estero, osservano il nostro dibattito pubblico sono assai restii ad investire da noi se un giovane politico investito di ruoli
di governo può collocarsi al di sopra della legalità, ignorando leggi e contratti. Se può bastare un tweet a distruggere un intero settore, non stupiamoci se gli investitori continueranno a tenersi alla larga dall'Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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