Roma - Più che tutti contro Vespa, tutti contro tutti. La coda televisiva nel salotto buono di Porta a Porta del funerale-show dei Casamonica finisce per trasformarsi in un tiro al bersaglio incrociato che non risparmia nessuno. C'è la rivelazione radiofonica di Vittorino Casamonica, nipote del «padrino», che racconta di aver votato per Ignazio Marino, e rivela di essere uno dei pochi a cui il sindaco «piace ancora, anche adesso». E se Grillo a caldo parlava di Rai «paramafiosa», ecco che l'ordine dei giornalisti del Lazio annuncia il deferimento dei giornalisti presenti in trasmissione, forse per intelligenza col nemico. Ci sono Usigrai e Fnsi che se la prendono con Giancarlo Mazzuca e Arturo Diaconale per aver difeso Bruno Vespa (in particolare col primo, direttore del Giorno , perché Vespa è anche direttore editoriale di Qn), ci sono i due consiglieri Rai che a quel punto replicano di aver commentato da «giornalisti», e ricordano di non essere dipendenti Rai.
Finita qui? Macché. C'è l'assessore alla Legalità del Campidoglio, Rodolfo Sabella, che ricorda a Vespa la «violenza» celata dalla «simpatia burina» di Vera Casamonica. C'è il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, che dalle pagine di Repubblica avverte il clan: «Pagheranno a breve il giusto fio di quello che hanno combinato». C'è Ignazio Marino in versione inquisizione spagnola che spedisce dal confessore gli spettatori del talk show di Vespa, che secondo lui per i cattolici sarebbe «peccato» anche solo guardare, quasi fosse il format del demonio.
In questo delirio il buon senso sembra abdicare, confondendo il confine tra il torto e la ragione. E così, restando ben sotto i riflettori, anche i Casamonica non si tirano indietro nel sollevare polvere. Vittorino, cantante neomelodico, ai microfoni di Radio24 della Zanzara di Cruciani e Parenzo, come detto, regala al sindaco una strofa non gradita. «Ho votato Marino, è una brava persona», spiega, pur ammettendo di essere più «di centro che di sinistra», e prosegue nell'analisi politica sposando anche la causa del premier: «Renzi? Mi piace, lo voterei». L' endorsement da brividi del clan viene confermato da suo zio Luciano, che parlando al Giornale prima attacca Sabella («Fa di tutta l'erba un fascio: nessun Casamonica è indagato per mafia»), poi aggiunge: «Ci trattano così, però poi ci vengono tutti a chiedere il voto, fanno cene e pranzi e ci lasciano migliaia di bigliettini. E nella nostra famiglia c'è anche chi ha votato per Marino».
A ribaltare i ruoli e rispedire le accuse provvede poi l'avvocato Mario Giraldi, il legale della famiglia Casamonica, che replica, ancora alla Zanzara , all'attacco del prefetto: «Gabrielli ha usato una frase tipica del metodo mafioso. Una minaccia vera e propria, è un segnale intimidatorio, una minaccia».
Grande è la confusione sotto il cielo, e non (solo) per colpa della pioggia di petali di rose dall'elicottero che ha suggellato l'addio al capoclan. A chiudere il giro del nuovo giorno di polemiche è ancora il sindaco di Roma, ospite ieri di Lilli Gruber a Otto e Mezzo . Marino torna ad attaccare Vespa, arriva a chiedersi perché «pagare il canone». Ma quando la Gruber gli chiede conto del mancato ritorno dalle ferie, il sindaco chirurgo sutura la ferita: «Non c'era nessuna emergenza.
Negli ultimi mesi ho ricevuto diverse minacce di morte con lettere scritte a me, a mia moglie, a mia figlia e buste con pallottole. Ho iniziato il mio mandato andando in bicicletta, ora devo muovermi con tre macchine e sei uomini di scorta». In fondo, aggiunge, lui negli Usa c'è andato per liberarsi della scorta. Non certo delle polemiche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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