«Mai più Cpr o sarà conflitto». I toni sono quelli dell'ultimatum. O peggio, del «ricatto» alle istituzioni. A Bologna i centri sociali hanno alzato il tiro delle loro pretese, passando alle intimidazioni contro la linea del Viminale sulla gestione dei migranti irregolari. Nei giorni scorsi il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, aveva infatti rilanciato l'approccio interventista dell'esecutivo, con l'auspicata apertura di nuovi centri per i rimpatri (Cpr) in tutte le regioni. Apriti cielo: da sinistra era scattata la levata di scudi e nel capoluogo emiliano quell'ostilità si era trasformata in un muro contro muro. I signor no dell'area progressista avevano subito esternato il loro «niet» all'apertura di un Cpr sotto le due torri. «Siamo contro i grandi centri concentrazionali, l'abbiamo sempre detto», avevano fatto sapere dalla giunta dem. A incendiare il clima già arroventato ci hanno pensato poi gli antagonisti con uno sfogo aggressivo. «I Cpr rafforzano nei nostri territori il modello di segregazione euro-libico», si legge in un comunicato rilanciato nelle scorse ore dal centro sociale Làbas. E ancora: «Le narrazioni che legittimano questo modello detentivo sono in continuità con un'ideologia suprematista e securitaria utilizzata dal governo Meloni». Infine, il passaggio più inquietante: «Il Cpr a Bologna non si deve fare e, se il governo ci proverà, sarà conflitto aperto con noi e con la città». Parole che allarmano e che aprono una frattura con le istituzioni. L'ennesima. E pensare che la presenza di un Cpr sul territorio era stata auspicata in primis dal questore Isabella Fusiello: «Sono assolutamente favorevole, ne servirebbe almeno uno in regione. Risparmieremmo tempo e personale». Le frizioni ultraprogressiste hanno però esacerbato il dibattito e il senatore bolognese Marco Lisei (Fratelli d'Italia), non si è trattenuto dal replicare agli antagonisti che lo avevano attaccato per le sue posizioni in favore del centro rimpatri. «Non mi stupisco. La sinistra oltranzista aveva già sostenuto la chiusura del vecchio Cie e si era opposta anche al Cas, preferendo invece il modello delle cooperative. Conseguenza? L'impossibilità di effettuare rimpatri», ha spiegato l'esponente meloniano al Giornale. Dal territorio, la capogruppo Fdi Marta Evangelisti ha rimarcato: «Non siamo solo noi a ritenere il Cpr risolutivo, ma anche le forze dell'ordine, le prefetture, la magistratura. Intanto apprendiamo con soddisfazione gli esiti dell'incontro con il ministro Piantedosi sull'individuazione di un nuovo hub, a dimostrazione che il governo vuole risolvere i problemi».
Sul Cpr il confronto dovrà invece avvenire con la Regione Emilia Romagna, che assieme al ministero è competente in materia. L'auspicio è che, almeno in quel caso, prevalga il pragmatismo. Avanti dunque col contrasto agli irregolari, ma non senza la fatica del solito percorso a ostacoli politico.
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