La trattativa M5s-musulmani

La soluzione del M5s per sedare la protesta dei musulmani? Farli pregare nelle scuole e negli spazi pubblici capitolini

La trattativa M5s-musulmani

Da luogo simbolo della via Crucis del Papa a moschea a cielo aperto per un pomeriggio. Dal Colosseo i musulmani residenti a Roma hanno sfidato il Comune e le istituzioni al grido di “Allah Akbar” per protestare contro la chiusura di alcune moschee abusive nei quartieri di Centocelle e Torpignattara.

I motivi della protesta dei musulmani

Quest’iniziativa è partita dal bengalese Bachcu, portavoce dell'Associazione Dhuumcatu che si occupa di assistenza e supporto legale per gli immigrati del Sud Est asiatico. A settembre c’erano già state manifestazioni di protesta di questo tipo nelle piazze del V Municipio, quello in cui sono state chiuse le moschee, ma le parole pronunciate ieri al Colosseo preoccupano fortemente i romani e non solo. In modo provocatorio i musulmani presenti, in prevalenza bengalesi, hanno ripetutamente urlato “Allah Akbar” con l’intento di spiegare che non è un'espressione usata solo dai terroristi.“Allah Akbar” significa “Dio è grande”. Questo è terrorismo?”, ha chiesto Bachcu alla folla che, in coro, ha gridato un sonoro “no”. “Allora, questo deve capire la comunità internazionale: l’Islam significa pace”, ha chiarito Bachcu presentando le moschee come un luogo dove far crescere spiritualmente i figli di immigrati musulmani. All’evento di ieri, infatti, erano presenti circa 500 musulmani, compresi parecchi bambini accanto alle proprie mamme, donne silenziose e messe in disparte rispetto al resto della folla. A parlare sono gli uomini che vedono la decisione di chiudere le loro moschee come un tentativo da parte delle istituzioni di nascondere i veri problemi. “Lo fanno – dice un manifestante - per poter dire così che hanno fatto qualcosa per la sicurezza. Per allontanare il pensiero che non c’è lavoro, chiudono le moschee e creano altri problemi”.

A parlare per tutti, però, è Bachcu che, al giornale.it, spiega che la chiusura delle moschee non è avvenuta per motivi di sicurezza pubblica e “non è partita né dalla questura o dalla prefettura né dal sindaco ma dalla polizia municipale del quartiere, neanche del comandante del Campidoglio”. Il motivo? Forse per antipatia verso gli islamici. “Ci sentiamo discriminati dagli agenti della polizia municipale perché loro non hanno rispetto neanche quando entrano in una sala preghiera. Forse pensano di trovare dei terroristi. Hanno un atteggiamento offensivo verso una sala preghiera”, attacca il portavoce dei bengalesi che se la prende con le istituzioni. “Se la fede è un diritto fondamentale, la seconda generazione dove va per capire dov’è il suo Dio? A scuola non è tecnicamente possibile perché è solo cattolica e, giustamente, i ragazzi recitano: “Ave o Maria piena di grazia, il Signore è con voi, te, tutto…” per purificare ma gli induisti, i buddisti, gli islamici dove devono andare?”, si chiede provocatoriamente Bachcu che aggiunge: “Questo lo devono capire i politici, non io. Io 27 anni ho lavorato, pagato tasse e non devo capire questo”.

La trattativa tra musulmani e i Cinquestelle

Eppure i politici, soprattutto i Cinquestelle, sembrano fin troppo ben disposti nei confronti dei musulmani di Centocelle e Torpignattara. Fabio Sabbatani Schiuma, capogruppo di Noi con Salvini al V Municipio, racconta al giornale.it che i pentastellati locali hanno approvato una mozione che prevede di dare le palestre delle scuole e i locali del municipio ai musulmani per svolgere la loro preghiera congregazionale del venerdì. “I grillini – spiega l’esponente salviniano – non solo non hanno fermato i musulmani quando hanno organizzato le preghiere non autorizzate a Largo Preneste e in piazza dei Mirti, ma ora intendono favorirli facendo un uso molto allegro delle istituzioni. Credono di esserne i proprietari”. A confermare l’esistenza di una trattativa tra la comunità musulmana e i Cinquestelle capitolini, con la mediazione della prefettura, è anche Francesco Tieri, un italiano convertito all’Islam 12 anni fa che ricopre il ruolo di portavoce del Coordinamento associazioni islamiche del Lazio.“Solo a Roma ci sono oltre 100mila musulmani con un diritto costituzionale che è tecnicamente impossibile far valere e quindi bisogna trovare soluzioni di lungo e di breve periodo. Nel breve periodo - spiega Tieri - la ricerca da parte dei municipi interessati, in questo caso il V, di una struttura temporanea che ci viene concessa almeno il venerdì per la preghiera congregazionale”. Una soluzione più duratura gli islamici la troveranno solo attraverso il confronto con il Campidoglio che, secondo quanto riferisce Tieri, pare stare dalla loro parte. “Mentre si cercano delle soluzioni, - dice l’italiano convertito - per usare le parole dell’assessore al Comune di Roma (Laura Baldassarre ndr), noi siamo costretti all’illegalità, a quelle che qualcuno chiama moschee abusive. L’assessore alle Politiche sociali ha detto che troveremo una soluzione, ovviamente nei binari della legalità e della trasparenza e del diritto”.

Anche Fabrizio Santori, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, chiede da tempo una regolamentazione dei luoghi di culto islamici e, a tal proposito, si è fatto promotore di una legge regionale per risolvere il problema. “In questa città – dice – continuano ad avere spazio queste persone che fanno come vogliono e il timore del fondamentalismo è più che fondato.

Basti pensare che, per il giorno della festa del sacrificio, alcuni musulmani hanno scuoiato, appeso, cotto e mangiato un capretto sugli alberi del parco di Centocelle. In questo contesto, i Cinquestelle capitolini, molti ex di sinistra, stanno consegnando la Capitale ai musulmani”.

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