Ristoratori, baristi, titolari di palestre ed esercizi commerciali, brava gente esasperata dalle chiusure, che non ne può più delle misure drastiche imposte dal governo attuale e iniziate con quello precedente. Persone, prima di tutto, che per arrivare in fondo al mese stanno facendo ben più che i salti mortali e che ora chiedono, legittimamente, di poter riaprire le proprie attività. Questa è la piazza degli ultimi giorni. Questo è ciò che tutti si aspettano che sia. Fatta eccezione per qualche caso, come quello di Roma, di fronte a Montecitorio, dove è stata messa in atto la manifestazione più sentita.
In mezzo alla gente disperata, infatti, hanno pensato bene di fare la loro apparizione alcuni militanti di Casapound, che prima hanno preso la parola al microfono, quindi hanno tentato di entrare in piazza Montecitorio. Qualcuno ha tirato bottiglie e ha colpito alcuni celerini. Un dirigente di polizia è rimasto ferito ed è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso per alcuni punti di sutura in testa.
La strumentalizzazione, però, non è riuscita fino in fondo, nonostante le riprese pilotate di qualche videomaker o giornalista amico che ha cercato di far credere che la prima a caricare sia stata la polizia. «Invece - racconta un ristoratore -, un celerino si è anche tolto il casco. Hanno parlato con noi, ci hanno fatto capire che sono persone del popolo anche loro, che ci avrebbero fatto manifestare liberamente». Anche perché con un'ordinanza, il capo della Polizia, Lamberto Giannini, nei giorni scorsi si era assicurato proprio che fosse garantito il diritto democratico di esprimere la propria opinione in maniera pacifica. E anche il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha espresso soddisfazione per come è stata gestita la cosa. Ma se il rischio strumentalizzazione a Roma ha visto protagonisti alcuni militanti di Casapound, in altre città altri gruppi hanno tentato di fare la stessa cosa.
A Milano Forza Nuova, a Torino gli antagonisti, a Firenze e Pistoia gli anarchici, a Napoli i centri sociali, tutti bloccati prima che entrassero in scena. Insomma, molto è dipeso dalle specificità territoriali. La presenza di gruppi di estrema destra e sinistra è stata registrata a seconda della Regione.
I tafferugli, per fortuna, non si sono trasformati in scontri veri e propri, ma gli agitatori di professione, soprattutto a Roma, sono nuovamente riusciti a creare qualche momento di tensione. Anche se alla fine sono stati isolati.
«Perché - spiega Roberto D'Uffizi, ristoratore che ha partecipato alla manifestazione in rappresentanza dei colleghi di Campo de' Fiori - comunque chi faceva confusione abbiamo visto chi era. In piazza c'era la brava gente, quella che dice basta alle chiusure, quella che ha difficoltà ad arrivare in fondo al mese e da oltre un anno subisce la chiusure. Vogliamo riaprire. Abbiamo apprezzato molto il gesto del poliziotto che si è tolto il casco. Con la Polizia c'è stato dialogo. Chi ha fatto casino, ripeto, alla fine è stato emarginato, perché rovinava il senso della manifestazione».
Ieri in piazza sono tornati anche gli ambulanti torinesi, che chiedono di riaprire in breve tempo. Lo stesso hanno fatto i loro colleghi di Pistoia, che hanno protestato di fronte a piazza Duomo e quindi a Firenze nel pomeriggio.
«La nostra richiesta è di poter lavorare - ha spiegato Antonio Gualtieri, portavoce degli ambulanti del mercato di Pistoia -, perché i ristori non sono sufficienti e a non tutti arrivano, quindi abbiamo assoluto bisogno di lavorare».
Proteste anche in Campania, con le categorie d'impresa
riunitesi in piazza ddl Plebiscito. Quindi manifestazioni un po' in tutta Italia, mentre a Roma si scenderà nuovamente in piazza il 16, sperando che per allora il governo abbia deciso di allentare la morsa sugli italiani.
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