Chi è il vero obiettivo dell'esclusione di AltaForte dal Salone del Libro di Torino? Francesco Polacchi, editore che si dichiara "fascista", o Matteo Salvini, ministro dell'Interno e protagonista del libro che la casa editrice avrebbe presentato alla kermesse torinese? Dopo l'annuncio (notturno) di smantellare lo stand sovranista, ora si rinfocola la polemica politica. E sposta l'attenzione sulla battaglia ideologica di una certa sinistra a tutti quelli che non la pensano come loro. Salvini e Polacchi inclusi.
Stamattina l'editore si è presentato all'ingresso del Salone per protestare contro un'esclusione "inaccettabile". "Adiremo le vie legali", annuncia esultando però al fatto che il libro di Chiara Giannini ("Io sono Matteo Salvini") è secondo nella classifica Amazon dei libri più venduti ed è già in ristampa perché le copie sono esaurite. Il Comune di Torino e la Regione Piemonte, in quanto fondatori della kermesse, avevano chiesto agli organizzatori di espellere la casa editrice "vicina a CasaPound". Richiesta accolta in tarda serata di ieri e comunicata nottetempo agli addetti, che si sono fiondati a smantellare lo stand incriminato. Chiara Appendino e Sergio Chiamarino avevano pure firmato un esposto, presentato in procura, che ha subito fatto scattare la mannaia giudiziaria: i pm torinesi hanno aperto un fascicolo ai danni di Polacchi, accusato di apologia di fascismo. I magistrati (Pd e M5S) contestano quando dichiarato dall'editore in radio, quando ha affermato senza problemi di essere "fascista" e di considerare "l'antifascismo" il "vero male di questo Paese".
Le proteste di Pd, M5S e intellettuali vari (o presunti tali) hanno costretto prima gli organizzatori del Salone a spostare lo stand di Altaforte dall'Oval (era considerato troppo vicino alla Sala Oro) e poi a sfrattarlo del tutto. Alla faccia della libertà di espressione. "Il tema della casa editrice Altaforte non è solo che sia legata a Casapound, ma che il fondatore ha detto che l'antifascismo è il male assoluto - giura Di Maio - . La cosa concreta è che la nostra Costituzione nasce su valori antifascisti. La sua è una provocazione per vendere più libri, ma non possiamo farla passare". Ma né Polacchi né Salvini sembrano pensarla così.
Per l'editore la dichiarazione radiofonica è stata "presa come una scusa e di essere stato denunciato per un reato di opinione". Polacchi chiarirà la sua posizione con la procura, ma considera il libro su Salvini la vera "pietra dello scandalo". "C'è un attacco al ministro dell'Interno - denuncia - che io comunque non voglio tirare per la giacchetta". Alla fine, però, dopo giorni ai margini del dibattito, il leghista ha deciso di prendere posizione. "Siamo alla censura dei libri in base alle idee, non ha mai portato fortuna in passato il rogo dei libri - attacca il leader della Lega -. Alle idee si risponde con le idee.
Alla faccia dei compagni che fanno i processi alle idee, sempre che ci siano delle idee, ma loro preferiscono urlare 'fascista'". Se la sinistra è ancora costretta a cercare "fascisti e razzisti dove non ci sono", allora "vuol dire che ha perso".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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