I consumi sono crollati del 30%. Il sistema-Italia è in ginocchio

Allarme di Confcommercio: il Pil di aprile giù del 13%. Sangalli: "Sono necessari contributi a fondo perduto"

I consumi sono crollati del 30%. Il sistema-Italia è in ginocchio

Pil in caduta verticale e consumi azzerati. Questa, in sintesi, la fotografia scattata dall'Ufficio studi di Confcommercio sulla crisi senza precedenti originata dalla pandemia di Covid-19. Per il primo trimestre del 2020 la confederazione guidata da Carlo Sangalli stima una riduzione dei consumi del 10,4% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il mese di marzo è la causa della caduta (-31,7%). Un cataclisma determinato dalla chiusura del mercato turistico (-95% degli stranieri a partire dall'ultima settimana di marzo), di quello dell'auto (-82% le immatricolazioni) e delle vendite di abbigliamento e calzature (-100% per tutte le aziende non attive su piattaforme virtuali). In sofferenza pure i bar e la ristorazione (-68% considerando le attività di consegna a domicilio dei consumatori). Le prospettive sono anche peggiori e già ad aprile il Pil arretrerà del 13%, con un calo complessivo nel primo trimestre del 3,5 per cento.

In controtendenza con il crollo generale dei consumi spicca, invece, l'aumento record della spesa alimentare che fa registrare un balzo del 19% a marzo con una punta del 23% per i supermercati dove è avvenuta quasi la metà degli acquisti, come evidenziato da un'analisi della Coldiretti. L'aumento delle vendite fa segnare incrementi mensili al dettaglio che vanno dal 29% per la carne al 26% per le uova, dal 24% per gli ortaggi al 21% per i salumi, dal 20% per latte e derivati al 14% per la frutta, ma crescono del 6% anche gli acquisti di vino e spumanti.

Una situazione che richiede interventi di ben altra portata rispetto a quanto messo a punto finora dal governo. A questo proposito Confcommercio ha avanzato la proposta di indennizzi a fondo perduto da affiancare alle iniezioni di liquidità finora erogate. «Siamo in presenza di dinamiche inedite, con tassi di variazione negativi in doppia cifra non presenti nella memoria storica di qualunque analista», si legge nella congiuntura del Centro studi Confcommercio nella quale si sottolinea che «la strada prevalente in Italia è la concessione di abbondante liquidità a costi molto esigui», mentre «sarebbe opportuno affiancare a questi provvedimenti una serie di indennizzi proporzionali alle perdite subite dagli imprenditori e dai lavoratori». Senza lo strumento dei trasferimenti a fondo perduto si corre il rischio che l'eccezionale liquidità non sarà realmente domandata, almeno dai soggetti più deboli, lasciando ferite permanenti nel tessuto produttivo e rendendo meno vivace la ripartenza.

L'analisi è ovviamente condivisa dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli che ha rimarcato come «i dati di marzo confermano il crollo dei consumi e del fatturato delle imprese: serve liquidità immediata senza burocrazia integrando le garanzie dello Stato con indennizzi e contributi a fondo perduto». Occorre, inoltre, pianificare attentamente la riapertura delle attività «preparando i livelli sanitari, tecnologici e organizzativi perché il Paese appena possibile deve riaccendere i motori e ripartire in assoluta sicurezza», ha concluso.

L'ultimo decreto della Presidenza del Consiglio ha infatti creato ulteriore confusione in quanto non recepito allo stesso modo da tutte le Regioni.

«Un caos totale per cittadini e imprese che non sanno come orientarsi», ha affermato Mario Resca, presidente Confimprese, evidenziando che «le riaperture dei negozi di abbigliamento valgono per bambini e neonati, ma non per chi vende anche abbigliamento per adulti negli stessi spazi».

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